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Il cartone animato per bambini sull’uomo con il pene gigante fa scandalo: ecco di cosa si tratta e perché non è come sembra

I due punti di vista sulla vicenda sono diametralmente opposti. Christian Groes, un docente di studi di genere all’Università Roskilde, ha spiegato che l’esposizione ed esaltazione smisurata del potere dei genitali maschili non fa che portare avanti “l’idea standard di una società patriarcale” e “normalizzare una cultura da spogliatoio”. Erla Heinesen Højsted, una psicologa che lavora con famiglie e bambini ha invece ricordato che John Dillermand “parla ai bambini e condivide il loro modo di pensare”

di Davide Turrini

Un uomo baffuto con un pene lunghissimo ed estensibile per metri protagonista di un cartone animato per bambini. Una rapida sinossi di John Dillermand, la serie animata che la tv pubblica danese DR ha trasmesso dal 2 gennaio, ed è subito scandalo. Almeno in patria. Meglio allora andare a vedere le immagini, perché su Youtube si trovano diversi episodi disponibili. Intanto siamo dalle parti buffe e sincopate dell’animazione in plastilina a passo uno (ricordate i film della Aardman come Galline in fuga o Wallace &Gromit?), a cui vanno aggiunte una pressoché assenza di dialoghi (John emette come qualche sintetico borbottio o parolina chiave) e una voce fuori campo che spiega gli accadimenti.

John Dillermand (diller è una parola danese usata per indicare il pene ndr) è un signore baffuto, una specie di marinaretto o canottiere di mezza età con tanto di canottiera e braghette rigate di bianco e rosso, e un buffo cappello di lana invernale viola sul capo. Dillermand possiede infine un pene che improvvisamente si allunga per metri e che gli consente di compiere tanti piccoli gesti di comodità quotidiana (usare il tosaerba fino al lontano confine del giardino), marachelle (non sessuali, ma come rubare il cono gelato a un bambino), e infine tante buone, buonissime azioni (salva una carrozzina con dentro un neonato rimasta in mezzo alla strada, ad esempio). Il pene di John è colorato come il suo costumino di infinite striscioline di bianco e rosso. Quando si allunga viene sempre inquadrato in campo lungo in modo da risultare una specie di serpentone (avete presente lo Snafu dell’Intellivision?) che si muove all’improvviso e soprattutto non ha connotati figurativi sessuali precisi che ricordino un normale pene, ovvero glande e testicoli. Infine il lunghissimo pene del protagonista si muove in maniera talvolta involontaria, dando così il là all’atto caotico che dà l’avvio alla breve puntata del cartone, e infine volontaria per riordinare scenari e vicende che aveva messo a soqquadro.

Facciamo un esempio: nell’episodio in cui il suo pene ruba il cono gelato ai bimbi al parco, John poi subito si pente e usa volontariamente il pene per regalare dei palloncini ai bimbi privati del cono e ora piangenti. Solo che il primo cono gettato per aria dal pene è finito sul semaforo di un trafficatissimo incrocio stradale facendolo finire in tilt. Ecco allora che John si mette volontariamente al lavoro col suo pene allungato per bloccare tir, suv e auto che sfrecciano a cento all’ora, riparando sempre col pene il semaforo, e facendo attraversare i pedoni tra gli applausi. Insomma, tutto fuorchè un richiamo ammiccante, malizioso, volgare sulle dimensioni extralarge del proprio pene. Invece, appunto, le critiche sono arrivate copiose, almeno per come vengono riportate sul Guardian, che è stato il primo quotidiano in lingua inglese a raccontare la vicenda.

Riassumiamo quindi i due punti di vista sulla vicenda, diametralmente opposti. Christian Groes, un docente di studi di genere all’Università Roskilde, ha spiegato che l’esposizione ed esaltazione smisurata del potere dei genitali maschili non fa che portare avanti “l’idea standard di una società patriarcale” e “normalizzare una cultura da spogliatoio, che è stata utilizzata per giustificare molti cattivi comportamenti da parte degli uomini”. Erla Heinesen Højsted, una psicologa che lavora con famiglie e bambini ha invece ricordato che John Dillermand “parla ai bambini e condivide il loro modo di pensare”.

Højsted ha ricordato che i bambini trovano i genitali divertenti e che “la serie raffigura un uomo impulsivo, che non mantiene sempre il controllo, che commette errori, come fanno i bambini. Ma soprattutto, Dillermand fa sempre la cosa giusta. Si assume la responsabilità delle proprie azioni. Quando una donna gli dice che dovrebbe tenere il pene nei pantaloni, per esempio, lui la ascolta. È carino, è responsabile”. Insomma, come sempre, dateci un’occhiata e deciderete da che parte stare. Noi apprezziamo molto le considerazioni fatte da una giornalista, Kathryn VanArendonk su Vulture: “Per quanto possa sembrare preoccupante guardare uno spettacolo su un uomo con un pene gigante e incontrollabile, è davvero la storia di un ragazzo che fa del suo meglio per farlo in un mondo che non è stato ideato con quella particolarità del suo corpo (…) John Dillermand è anche una storia di speranza. Il pene di John salva i bambini dall’annegamento (…) Da qualche parte lì dentro, John Dillermand ha una lezione per tutti noi sui corpi, sull’amore per se stessi e sulla gioia di guardare un uomo che può usare il suo grosso pene per giocare a badminton con se stesso”.

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