Nell’epoca delle identità digitali e delle app che danno accesso direttamente dallo smartphone ai servizi pubblici, arriva anche il “Servizio civile digitale” a supporto di chi ha poca confidenza con le nuove tecnologie. In via sperimentale, dal prossimo anno saranno infatti 1000 i giovani operatori volontari selezionati per ricoprire il ruolo di “facilitatori digitali”, con il compito quindi di guidare gli enti e i cittadini nell’utilizzo delle nuove tecnologie. A decretare la nascita del programma sperimentale il protocollo d’intesa firmato il 28 dicembre tra la ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, e il ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora.

L’iniziativa rientra nelle finalità del programma “Repubblica digitale”, promosso dalla ministra per contrastare il divario digitale. I giovani, si legge in una nota, saranno adeguatamente formati a operare sul territorio, nei quartieri, nelle comunità locali e negli spazi pubblici organizzati per accogliere e guidare coloro che hanno bisogno di supporto nell’utilizzo delle tecnologie. L’avviso pubblico per la presentazione di programmi di intervento e progetti per il Servizio civile digitale sarà rivolto agli enti accreditati presso l’Albo del Servizio civile universale e pubblicato all’inizio del nuovo anno sul sito del Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Gli enti che aderiranno all’iniziativa seguiranno un percorso formativo di accompagnamento guidato dal Dipartimento per le politiche giovani e il servizio civile universale e dal Dipartimento per la trasformazione digitale, che assisteranno enti e volontari nello sviluppo della sperimentazione.

“Le ragazze e i ragazzi del Servizio civile digitale – ha affermato la ministra Pisano – saranno impegnati nell’aiutare i cittadini, a partire dalle persone anziane e da coloro che hanno meno confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app “Io” per accedere ai servizi pubblici da cellulare. È soprattutto compito dello Stato fare in modo che nessun cittadino sia lasciato indietro, in particolare chi ha più difficoltà nell’uso di nuovi servizi digitali. Se la digitalizzazione non riguarda tutti come si potrà parlare di ‘rivoluzione digitale’?”. Dall’altra parte il ministro Spadafora ha spiegato che “durante il lockdown migliaia di ragazze e ragazzi hanno messo a disposizione le loro competenze tecnologiche per aiutare i loro familiari e amici a restare connessi, nonostante le distanze imposte dalla pandemia, e a usufruire dei servizi digitali di Enti, Istituzioni, uffici, associazioni. stata una risposta spontanea che ha consentito in breve tempo un salto digitale a moltissimi cittadini meno abituati a utilizzare le nuove tecnologie. È una spinta che non dobbiamo perdere, per questo sono molto felice del protocollo firmato con la mia collega ministra Pisano, che consentirà un primo esperimento nel 2021 del Servizio civile digitale, e che potrà essere valorizzato al meglio nel prossimo futuro anche grazie al piano Next Generation Eu”.