Si distingue dagli altri paesi europei per avere evitato restrizioni rigorose e lockdown, ma non per il dibattito sulle misure in vista del Natale, seppur disposte dal governo sotto forma di forti consigli. Anche in Svezia tengono banco le polemiche sulla gestione delle prossime festività e le autorità hanno voluto sollecitare il senso di responsabilità dei cittadini inviando 22 milioni di sms ai residenti nel Paese (che ha una popolazione di 11 milioni di abitanti). “Informazione dalle autorità – si legge -: segui il nuovo, più severo consiglio per fermare la diffusione del covid19. Leggi di più nella pagina web di Krisinformation”. Firmato dall’Autorità Svedese per la Salute Pubblica (FHM) e da quella per la Protezione e la Preparazione alle emergenze (MSB), l’sms, negli intenti del ministro dell’Interno Mikael Damberg, punta a sensibilizzare sulle norme anticontagio ma sui social è stato attaccato perché “non dice niente di diretto”, è “scarno” e “aumenta la confusione”. Gli svedesi, comunque, non ne vogliono sapere di sentirsi dire come festeggiare il Natale. Di sentirsi ricordare, oltre alle arcinote raccomandazioni sul distanziamento e l’igiene, i limiti di otto persone per raduno, l’invito a ridurre i contatti, a scegliere un babbo natale tra i famigliari, ad evitare la folla da shopping. I negozi infatti sono più affollati che mai, complice i tagli al personale in molti punti vendita, che rallenta giocoforza i servizi al pubblico.

Le raccomandazioni via sms spedite alla popolazione arrivano in un momento in cui il sistema sanitario è in forte affanno. La scorsa settimana le terapie intensive della capitale erano sature al 99%. In più, nella Regione di Stoccolma, da marzo si sono dimessi poco più di 3.600 operatori sanitari, quasi 900 in più rispetto lo scorso anno. La pandemia ha infatti acuito l’annoso problema della carenza di medici ed infermieri che spesso, schiacciati dallo stress per troppo lavoro, scelgono le dimissioni come unica via per salvaguardare la propria salute. Il numero delle vittime in Svezia, poi, non ha paragoni con gli altri paesi scandinavi: oltre 7.500 i morti, 320mila i contagi. In Finlandia i decessi sono stati 453, in Danimarca 941, in Norvegia 387 (dati aggiornati).

Ma la politica, nonostante le difficoltà di ospedali, medici e infermieri, non interviene. L’ordinamento giuridico svedese infatti, non prevede poteri straordinari del governo sulla condotta dei privati cittadini, se non in caso di crisi, intesa solo come guerra. La limitazione delle libertà personali viene interpretata come anti democratica, anche se in ballo c’è la salute collettiva come, appunto, in caso di pandemia. Lo sa bene il governo guidato dal premier socialdemocratico Stefan Löfven, che si è affidato all’Autorità per la Salute Pubblica, guidata dall’epidemiologo Anders Tegnell. All’organo dello Stato è stato infatti attribuita ogni scelta sul Paese, benché scienziati ed esperti di diritto avessero fatto notare al primo ministro che studiosi e virologi vanno sì ascoltati per le loro competenze in materia medica, ma che alla guida del Paese, c’è lui. Da qui la questione politica. Lo scorso 9 dicembre, il governo ha annunciato tramite la ministra degli Affari Sociali Lena Hallengren una nuova proposta di legge temporanea per avere la possibilità di intervenire anche sulle attività dei privati, come ad esempio disporre, al bisogno, la chiusura dei centri commerciali. Da quella data il Parlamento ha due settimane per pronunciarsi e, in caso di via libera, la legge entrerà in vigore il 15 marzo 2021. E questo è l’aspetto tecnico che consentirà al governo di dire che qualcosa è stato fatto, ma che i tempi tecnici per l’entrata in vigore – anche in caso di pandemia – dovevano essere rispettati.

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