L’Autorità Antitrust ha annunciato l’apertura di un procedimento istruttorio per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti di Rbm Salute, la compagnia leader nel business delle polizze sanitarie acquisita la scorsa primavera da Intesa Sanpaolo, e di Previmedical, che gestisce per suo conto le prestazioni offerte agli assicurati. Al Garante della concorrenza e del mercato sono arrivati oltre 1.000 reclami per una serie di problemi, tra cui “documentazione probatoria eccessiva, ritardi nel rilascio delle autorizzazioni alle prestazioni, difficoltà/impossibilità di accedere ai call center per avere informazioni, mancata erogazione di rimborsi senza apparente motivazione”. Il 25 novembre sono state condotte verifiche ispettive nelle sedi delle due società coinvolte nell’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo Speciale della Guardia di Finanza.

Intesa Sanpaolo Rbm Salute e Previmedical, stando alle ipotesi da verificare, “avrebbero svolto una pratica commerciale aggressiva, consistente in condotte e omissioni volte a ostacolare l’esercizio dei diritti che derivano dal rapporto contrattuale, inducendo i consumatori/assicurati a rinunciare alle prestazioni economiche e assistenziali cui avrebbero diritto”.

Gli assicurati, spiega l’Authority, “si sarebbero trovati a fronteggiare richieste di documentazione probatoria eccessiva, ritardi nel rilascio delle autorizzazioni alle prestazioni dirette o ritiro dell’autorizzazione già rilasciata, difficoltà/impossibilità di accedere ai call center delle società per chiedere informazioni, mancata erogazione di rimborsi senza apparente motivazione o sulla base di motivazioni pretestuose, valutazioni sulla congruità delle prescrizioni rilasciate dai medici ai consumatori, inadeguatezza e scarsa trasparenza nella gestione dei reclami”.

Non solo: sia Rbm sia Previmedical, fa sapere il Garante, avrebbero realizzato una pratica commerciale ingannevole “diffondendo a mezzo stampa un messaggio pubblicitario in cui la “Polizza stop liste di attesa di RBM” verrebbe prospettata, contrariamente al vero, come soluzione per chi è “stufo dei tempi del Servizio Sanitario Nazionale”. Una condotta che, se verificata, violerebbe gli articoli 20, comma 2, 21 e 22, del Codice del Consumo“.

Rbm è diventata nel 2018 la prima compagnia italiana nel settore sanitario. Tra i fondi sanitari clienti ci sono quelli dei dipendenti dell’Anac, dell’Ivass, della stessa Antitrust, dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, della Consob, del ministero degli Esteri e del segretariato generale della presidenza della Repubblica. Nonché il fondo Metasalute dei lavoratori metalmeccanici. I suoi piani sanitari coprono anche i dipendenti di decine di grandi aziende pubbliche e non, da Alitalia a Ferrovie passando per Coca Cola, Esselunga, Leonardo, la Rai e Sky.

Intesa Sanpaolo in una nota fa sapere che “sta prestando la massima collaborazione all’Autorità” e evidenzia “che il periodo oggetto delle contestazioni, luglio 2018 – luglio 2020, è antecedente all’acquisto di Rbm Salute, concretizzatosi lo scorso 11 maggio 2020 e che da tale data sono state messe in atto misure concrete, volte ad allineare la qualità del servizio offerto agli assicurati agli elevati standard propri dell’intero gruppo intesa Sanpaolo”. Interventi che “hanno contribuito a far sì che il numero dei reclami ricevuti nei primi nove mesi del 2020, pari allo 0,07% degli assicurati, sia risultato in calo rispetto agli anni precedenti, in particolare quasi dimezzato rispetto al corrispondente periodo del 2018″.