“Casale ottimo stato, Soriano nel Cimino, 800mila euro”. La torre di Chia, dimora storica di Pier Paolo Pasolini, è in vendita. La descrizione sul portale di Immobiliare.it spiega in maniera particolareggiata i caratteri della proprietà, nel Viterbese: “Il breve sentiero circondato da una vigorosa vegetazione, arriva al grande piazzale di circa 12.000 mq sul quale insistono le mura di cinta dell’antico Castello con l’alta Torre di Chia delimitanti l’intera proprietà. Dalla parte opposta, l’altra piccola Torre e la dimora pasoliniana che si compone di un blocco centrale – l’abitazione – e di una dépendance con una superficie totale coperta di circa 185 mq. Lo stato conservativo è ottimo, si presenta ristrutturato e già pronto per essere abitato”.

Insomma, un vero affare. Da molti punti di vista. Perché si tratta di un luogo simbolico, ma anche dal riconosciuto valore storico. Come certifica il suo inserimento nel 2016, nella Rete delle dimore storiche del Lazio. Intorno al 1960, durante le riprese del film Il Vangelo secondo Matteo, Pier Paolo Pasolini visita la torre duecentesca in stato di abbandono e ne rimane affascinato, tanto che a questo luogo dedica gli ultimi versi del Poeta delle Ceneri.

Nel 1970 Pasolini riesce ad acquistare Colle Casale, con la sua Torre. Il progetto che elabora insieme all’architetto Ninfo Burruano e a Dante Ferretti esalta i resti antichi, regalandogli una residenza dallo straordinario appeal. Ma dalla manutenzione particolarmente onerosa. Che per Graziella Chiarcossi, ultima erede dello scrittore e giornalista, risultano ormai insostenibili, dopo aver tentato in ogni modo insieme al marito Vincenzo Cerami di salvarla dall’incuria. Prima un nuovo restauro, poi l’affitto allo scultore Richard Lippold. In mezzo anche il suo utilizzo come campo estivo per gli allievi del Liceo Chateaubriand. Non solo questo. “Abbiamo anche tentato di trovare una soluzione con la Regione. Ma le idee sono rimaste tali e da soli non possiamo più sostenere i costi di quella casa”, ha spiegato Chiarcossi.

“Ho sentito anche il Mibact. Potremmo farne un museo ed esporci l’archivio di Pasolini. Vogliamo che resti un bene pubblico”, ha detto il sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio Menicacci, che ha anche dato mandato ai suoi uffici di stimare il valore della torre. Anche i Comuni vicini hanno avviato tavoli con la Regione per realizzare il Parco letterario Pasolini. Peccato che il progetto si sia arenato. A novembre 2018 anche una interrogazione all’allora ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli per scongiurarne la trasformazione in casa-vacanze. Per sapere “se e quali azioni necessarie intenda il Ministero mettere in atto e con quali tempi, per tutelare e valorizzare il castello di colle Casale”. Non ne è seguito nessun atto concreto fino ai giorni scorsi, quando il ministro Dario Franceschini, come ha fatto sapere a ilfattoquotidiano.it l’Ufficio stampa del Mibact, ha richiesto agli uffici della locale Soprintendenza di redigere un dossier sulla questione, dopo che anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, si era interessato alla questione mettendosi in contatto con gli uffici ministeriali.

Intanto, però, la possibilità che la Torre possa essere venduta non è mai stata così concreta. Con essa la fine del sogno di chi spera che quel luogo possa trasformarsi in uno spazio culturale, pubblico, dedicato alla memoria di uno dei più attenti osservatori dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni Settanta. Sembra proprio che non rimanga altro che sperare in un intervento del ministero.

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