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Spelacchio a New York: l’albero di Natale del Rockfeller Center scatena l’ironia. Ma tra i suoi rami c’è una sorpresa

I media statunitensi mostrano arrivo e installazione del classico albero di Natale piantato davanti al Rockfeller Center di New York e in poche ore sui social italiani ci si scatena

di Davide Turrini

Un piccolo gufo spaurito tra gli sparuti rametti dello “Spelacchio” newyorchese. I media statunitensi mostrano arrivo e installazione del classico albero di Natale piantato davanti al Rockfeller Center di New York e in poche ore sui social italiani ci si scatena. Troppo sottilino e smunto il povero alberello estirpato dai boschi dello stato di New York per non essere associato al celebre “Spelacchio” di romana memoria. La storiella iniziò attorno ai primi di dicembre 2017 con un abete spoglio e macilento ad addobbare Piazza Venezia a Roma. Subito i frizzi e i lazzi in salsa hashtag fecero il giro d’Italia. Non paga la giunta Raggi ripropose altri alberelli spelacchiati negli anni successivi e dietro sempre l’ironia degli utenti del web. Infine arriva il 2020 tra Covid e patemi di ogni genere ecco che basta mostrare l’abete rosso proveniente Oneonta, duecento chilometri a nord ovest della Grande Mela, e si scatena la Spelacchio Mania. A dire il vero l’albero newyorchese 2020 è arrivato in città non proprio spelacchiato, ma tutto bello raccolto in modo che i rami non si frantumassero nel trasporto.

Operazione talmente ben fatta che durante le operazioni di “apertura” dell’albero nella piazza antistante il Rockfeller Center è sbucato all’improvviso un piccolo gufetto grande nemmeno una mano. Se n’è accorto un operaio che ha immediatamente afferrato l’animale portandolo a casa dalla moglie. Il gufo è piccino non perché giovane d’età ma perché appartiene ad una specie minuta, quella dei saw-whet owl. Ovvero il gufo stuzzicadenti. L’esemplare salvato è un maschio adulto ed ora si trova già nel Ravensbeard Wildlife Center, un centro di cura e recupero per la fauna a un centinaio di chilometri a nord di New York sul fiume Hudson. Il gufetto, che era molto disidratato e non mangiava da parecchi giorni, non verrà riportato ad Oneonta perché, dicono gli esperti del Ravensbeard, il viaggio di ritorno sarebbe troppo traumatico per lui. Rockfeller, il nome che gli hanno assegnato al centro di recupero, verrà presto rimesso in libertà nei dintorni del Ravensbard.

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