Oggi più che mai il supporto della telemedicina è decisivo se si vuole garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. Le cure a distanza tramite l’uso delle tecnologie informatiche sono la risposta alla cronica mancanza di medici e infermieri negli ospedali e sul territorio che la pandemia ha tirato fuori in tutto il suo dramma. Un esempio lampante sono le Usca (le unità speciali di continuità assistenziale per i pazienti Covid), insufficienti ovunque. “La telemedicina è il nuovo orizzonte della sanità – dichiara a ilfattoquotidiano.it Massimo Magi, segretario per le Marche della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) -, indispensabile per potenziare la medicina di prossimità limitando il sovraccarico delle strutture sanitarie”. L’emergenza sanitaria del Covid ha dato un impulso alla telemedicina, ma i progetti sono ancora diffusi a macchia di leopardo. La Fimmg ha lanciato l’app Sm3.0 per la prenotazione di visite, farmaci e certificati, l’invio di referti, e per fare videoconsulti con il medico. “Stiamo preparando anche un’interfaccia per il telemonitoraggio dei dati clinici mediante un pulsossimetrico muliparametrico, che misura frequenza cardiaca e respiratoria, saturazione, temperatura, glicemia, e traccia un elettrocardiogramma” annuncia Magi. Dalla teleassisenza alla televisita e al teleconsulto. È qui insomma che si gioca il futuro della sanità e dove bisogna investire. In attesa di un tariffario di riferimento nazionale per questo tipo di prestazioni, la Conferenza delle Regioni in un documento del 10 settembre ha intanto condiviso che in fase di prima applicazione si applica il sistema di remunerazione e tariffazione vigente per l’erogazione delle stesse prestazioni in modalità tradizionale.

L’Osservatorio innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano ha selezionato (e premiato) alcuni progetti di telemedicina virtuosi. Tra questi, il software Telecovid Zcare dell’Asst di Lodi che da marzo consente il telemonitoraggio a domicilio dei pazienti Covid sintomatici per intercettare i segnali di peggioramento e stabilire un eventuale ricovero. Il paziente inserisce sulla piattaforma web i dati clinici (sintomi, frequenza cardiaca e respiratoria, saturazione, temperatura corporea e pressione arteriosa), che vengono elaborati da un sistema di intelligenza artificiale e convertiti in codice colore a seconda della gravità: il bianco indica che il quadro è stabile e non serve il monitoraggio telematico; il verde e il giallo che le condizioni vanno approfondite tramite telefonata dall’infermiere della centrale operativa (che prescrive test aggiuntivi: misurazione della saturazione prima e dopo 30 passi; conta da 1 a 20 con misurazione della pausa respiratoria; apnea di 10 secondi) e possibile visita a casa; il rosso che sono presenti alterazioni più severe e il paziente va portato in ospedale. A oggi sono stati teleassistiti oltre 500 pazienti. Su un campione di 395 pazienti, quasi l’89 per cento era guarito al termine del periodo di telemonitoraggio, tutti gli altri sono peggiorati richiedendo l’attivazione del soccorso domiciliare. Anche l’Asl di Latina ha messo a punto un sistema informatico dedicato a chi ha contratto il Covid già in condizioni di salute fragile (anziani, fumatori, ipertesi, cardiopatici, obesi e diabetici). L’obiettivo è intercettare precocemente situazioni di peggioramento clinico. “Tramite un dispositivo, simile a un telefonino, due volte al giorno il paziente invia i parametri vitali alla centrale di monitoraggio, se sono fuori controllo viene subito contattato dall’infermiere, che in caso di necessità si connette da remoto con lo specialista” chiarisce Salvatore Di Somma, professore di Medicina all’Università Sapienza e responsabile emergenze territoriali dell’Asl di Latina.

L’Asl Roma 3 ha fornito un device che rileva i parametri vitali ai pazienti con patologie croniche o molto invalidanti. “Valori oltre la soglia personale di riferimento fanno scattare un allarme che viene inviato alla centrale – spiega Simona Amato, direttrice sanitaria -. A quel punto l’infermiere chiamerà il paziente e deciderà se attivare un videoconsulto con il medico. Abbiamo seguito più di 3700 persone e gli accessi in ospedali sono stati più appropriati”. L’Asl di Verbano Cusio Ossola, in Piemonte, per ridurre il viavai dei dializzati in ospedale e non esporli al rischio di contagio, ha ideato un caregiver virtuale per la dialisi domiciliare. “Al paziente consegniamo un totem mobile con uno schermo per seguire il training e ricevere sostegno psicologico – ci riferisce Maurizio Borzumati, il primario di Nefrologia -. Nessuno dei 13 pazienti a domicilio ha preso il Covid, mentre il cinque per cento dei 125 in cura in ospedale si è ammalato e alcuni sono morti”.

L’Asst di Vimercate, nella provincia di Monza e Brianza, ha escogitato un modello predittivo nel campo delle complicanze post-operatorie e delle malattie croniche basato su algoritmi di intelligenza artificiale. “Consente ai clinici di individuare precocemente i pazienti con alto rischio di reospedalizzazione e di predire piani di prevenzione anche ricorrendo alla teleassistenza” afferma il direttore dei Sistemi informativi aziendali Giovanni Delgrossi. La scorsa primavera, in piena emergenza, l’infrastruttura ha dato una mano fondamentale ai radiologi, alle prese con cento radiografie toraciche al giorno. “Il sistema indicava il livello di gravità della polmonite in corso aiutando il medico di stabilire le priorità di intervento” dice Delgrossi. Un camper come ambulatorio itinerante per assicurare la continuità assistenziale sul territorio è l’iniziativa della cooperativa di medici di medicina generale “Cosma”, nel lecchese. “Dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 17, a settimane alterne, ogni volta in una piazza diversa, gli infermieri a bordo eseguono eletrocardiogrammi, esami del fundus oculare, spirometrie, e a breve anche ecografie – racconta Marco Negri, medico della cooperativa -. I dati vengono caricati su una piattaforma e inviati agli specialisti dell’Asst di Lecco per il referto. Siamo partiti a settembre e in un mese abbiamo erogato 600 prestazioni. Al servizio possono accedere i pazienti cronici, esenti da ticket, che rientrano in un piano assistenziale”.

L’istituto ospedaliero Fondazione Poliambulanza di Brescia ha attivato la visita specialistica online, per ora in regime di solvenza. Per prenotarla si utilizza l’App prenoting o il sito mypoli.poliambulanza.it. Presso l’istituto è inoltre in funzione un servizio di sms per seguire il percorso del paziente in pronto soccorso snellendo l’afflusso di familiari nella sala di attesa. Per dare assistenza a distanza a pazienti stomizzati o incontinenti, anche quelli in aree geografiche prive di ambulatori specialistici, l’ospedale si avvale dell’app Sos (Smart Ostomy Support).

“Alfabeto Sars-Cov2” è il progetto adottato dagli Istituti clinici scientifici Maugeri e Policlinico San Matteo di Pavia: un software basato su meccanismi di intelligenza artificiale valuta il grado di severità della patologia e fa un’analisi predittiva della sua evoluzione fornendo gli elementi essenziali per decidere la strategia di assistenza da attuare (cura a domicilio oppure ospedalizzazione) nella fase di triage presso l’abitazione del paziente, a cui viene eseguita una radiografia al torace con un dispositivo mobile. Mentre “Covid-it-net” è l’hub di teleconsultazione realizzato dal Campus Bio-Medico di Roma e gratuitamente messo a disposizione di tutti i presidi ospedalieri, centrali e periferici. “Le immagini vengono analizzate da un software di intelligenza artificiale che classifica il livello di gravità della polmonite e uno dei nostri specialisti referta il dato al medico richiedente. Finora sono stati valutati 4mila casi, di cui circa 600 di provenienza esterna” evidenzia Carlo Cosimo Quattrocchi, responsabile della Radiologia.

La Regione Veneto già da marzo ha avviato una piattaforma di biosorveglianza che mette in rete in tempo reale i dati provenienti da tutti i venti laboratori regionali dove si analizzano i tamponi. “I nuovi casi positivi vengono subito notificati al servizio di igiene pubblica e al medico di base per una presa in carico celere del paziente, evitando che di alcuni positivi si perdano le tracce – spiega Lorenzo Gubian, ex direttore informatico del sistema sanitario della Regione Veneto e nominato da poco alla guida di Aria spa -. Parallelamente il sistema, incrociando una serie di banche dati, calcola i focolai nei luoghi di lavoro, rsa, scuole, famiglie, quartieri, e prevede l’andamento delle terapie intensive”.

Altre iniziative che meritano di essere conosciute sono il Neuro virtual hospital, una sorta di ospedale virtuale destinato ai pazienti neurologici, promosso dall’Ircss Carlo Besta di Milano. “È il primo sistema in Italia di diagnosi e cura via web e multidisciplinare – spiega Eugenio Parati, direttore del reparto Malattie cerebrovascolari dell’Istituto -. Al momento insieme a noi partecipano gli Spedali civici di Brescia, il San Matteo di Pavia e l’Asst Nord Milano ma dal mese prossimo il progetto verrà allargato a tutti gli ospedali italiani”. La piattaforma, online da giugno, ospita riunioni virtuali distinte per area medica (oncologia, malattie infiammatorie, malattie cerebrovascolari, complicanze neurologiche post Covid e così via) in cui gli specialisti si confrontano sui casi clinici. Con vantaggi straordinari. Sia perché la diagnosi e la strategia di cura scelta per il paziente sono accertate e condivise da più esperti, sia perché il paziente non si deve muovere, con una conseguente riduzione del flusso di persone in ospedale. “Lo scopo è supportare e formare i clinici, e promuovere l’equità in sanità in modo che un paziente di Mazara del Vallo possa ricevere le stesse cure di un paziente di Milano” sottolinea Parati, augurandosi che il virtual hospital un domani venga esteso anche alla medicina del territorio per accorciare i tempi di diagnosi e di presa in carico dei malati.

Serve a limitare la mobilità sanitaria interregionale anche “SmartDoc”, il progetto dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano pensato per i pazienti con neoplasie polmonari (e tutte quelle che coinvolgono il torace) che necessitano di prime visite o follow up post chirurgici. “Il paziente riceve via mail un link con cui accede al servizio di teleconsulto con lo specialista – spiega Alessandro Pardolesi, chirurgo dell’Istituto e ideatore di SmartDoc -. Sullo schermo si condivide la visione di immagini radiologiche e il disegno digitale che può fare il chirurgo per chiarire il tipo di intervento. Referto e ricette farmacologiche vengono inviate tramite WeTransfer”. Delle visite a distanza, a regime da luglio, hanno usufruito 44 pazienti, la maggior parte del Sud (67 per cento). Il sistema assicura potenzialmente da 150 a 180 visite l’anno.

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