Da quando sappiamo con certezza che quello che prima era “normale ora non lo è più, abbiamo imparato alcune cose. Con la pandemia di coronavirus non siamo diventati migliori, come qualcuno sentenziava durante il primo lockdown di marzo. Anzi, siamo spesso più violenti e incazzati, con qualcuno purchessia. Ma siamo consapevoli, per esempio, che ci manca vedere qualcuno che non faccia parte del nostro nucleo familiare o, se si è soli, che ci manche vedere qualcuno in generale. Magari quell’amico, quel tale, ci aveva pure un po’ stufato ma ora, ah che gioia, che sublime meraviglia sarebbe invitarlo a casa a mangiare una pizzetta. Impossibile. Occorre aspettare, e anzi essere rigidi nel rispettare le disposizioni in materia di covid-19, per difenderci e proteggere gli altri, per cercare di evitare un fatale peggioramento, per uscirne prima possibile. Intanto però il Belgio, dove i casi sono 500 mila e morti hanno superato i 13 mila e che si trova in un nuovo lockdown (definito dal premier Alexander De Croo “confinamento” e non isolamento”), ha introdotto il knuffelcontact. Chi? Il compagno di coccole. Perché la solitudine o la routine non rischino di impattare sulla salute psichica della popolazione. Tutti possono averne uno e il single possono averne due. Ora, non che questo significhi poter fare quello che si vuole. Per esempio, le famiglie possono invitarne a casa uno alla volta: se è presente il “compagno di coccole” del figlio non se ne possono invitare altri. Idem i single: ne hanno a disposizione due, sì, ma da invitare separatamente. Insomma, il “compagno di coccole”, rispettando le regole, dovrebbe aiutare a sentire meno il peso del lockdown.

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