Ringraziamo Dio per la benedizione della libertà”. La soddisfazione della Chiesa cattolica per l’elezione di Joe Biden arriva dal presidente della Conferenza episcopale statunitense, l’arcivescovo di Los Angeles José Horacio Gomez. Ma è un messaggio che filtra la benedizione papale all’elezione del candidato democratico alla Casa Bianca perché, come prevede il protocollo vaticano, il telegramma ufficiale di auguri del Papa a Biden arriverà soltanto subito dopo il giuramento previsto per il 20 gennaio prossimo. Nei sacri palazzi, però, non si nasconde la grande soddisfazione per la fine dell’era di Donald Trump con il quale i rapporti non sono mai stati buoni. “Ci congratuliamo con il signor Biden – ha affermato Gomez – e riconosciamo che si unisce al defunto presidente John Fitzgerald Kennedy come secondo presidente degli Stati Uniti a professare la fede cattolica. Ci congratuliamo anche con il senatore della California Kamala Devi Harris, che diventa la prima donna della storia ad essere eletta vicepresidente”.

Il vertice dei vescovi Usa ha sottolineato che “il popolo americano si è espresso in queste elezioni. Ora è il momento che i nostri leader si riuniscano in uno spirito di unità nazionale e si dispongano al dialogo e all’impegno per il bene comune. Come cattolici e statunitensi, le nostre priorità e la nostra missione sono chiare. Siamo qui per seguire Gesù Cristo, per testimoniare il suo amore nelle nostre vite e per costruire il suo regno sulla terra. Credo che in questo momento della storia degli Stati Uniti, i cattolici abbiano il dovere speciale di essere operatori di pace, di promuovere la fraternità e la fiducia reciproca e di pregare per un rinnovato spirito di vero patriottismo nel nostro Paese. La democrazia richiede che tutti noi ci comportiamo come persone virtuose e autodisciplinate. Richiede che rispettiamo la libera espressione delle opinioni e di trattarci gli uni gli altri con carità e civiltà, anche se possiamo essere profondamente in disaccordo nei nostri dibattiti su questioni di diritto e di politica pubblica”. Con un invito, infine, “a lavorare uniti per realizzare la bella visione dei missionari e fondatori degli Stati Uniti: una nazione sotto Dio, dove si difende la santità di ogni vita umana e si garantisce la libertà di coscienza e di religione”.

Parole eloquenti che aprono la strada al dialogo tra il nuovo inquilino della Casa Bianca e il Vaticano. Del resto fu proprio Biden, all’epoca vicepresidente di Barack Obama, nel 2015, ad accogliere Bergoglio al Congresso Usa dove mai un Pontefice era stato invitato a parlare prima di allora. Così come non sono certo un mistero i pessimi rapporti tra Francesco e Trump. Uno scontro che iniziò a distanza alcuni mesi prima che il repubblicano fosse eletto alla Casa Bianca. Agli attacchi di Trump, Bergoglio rispose con fermezza: “Grazie a Dio ha detto che sono politico perché Aristotele definisce la persona umana come animale politicus, almeno sono persona umana. E che sono una pedina? Forse, non so, lo lascio al giudizio della gente. E poi una persona che pensa soltanto a fare muri, sia dove sia, e non fare ponti, non è cristiano. Questo non è dal Vangelo. Poi votare o non votare, non mi immischio, soltanto dico questo uomo non è cristiano”. Affermazioni che suonarono come una vera e propria scomunica in piena campagna elettorale e alle quali Trump replicò subito: “Il Papa è un personaggio molto politico”.

Con l’elezione alla Casa Bianca i rapporti non mutarono. Un solo faccia a faccia, nel 2017, di trenta minuti con Trump che aveva subito cercato di stemperare la tensione stringendo per la prima e unica volta la mano di Bergoglio: “È un grandissimo onore essere qui”. E che, dopo l’udienza privata, aveva aggiunto: “Non dimenticherò quello che mi ha detto”. Ma i rapporti tra gli Stati Uniti e il Vaticano non sono cambiati. Lo si è visto proprio recentemente, in piena campagna elettorale, quando il Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha attaccato la Santa Sede in vista del rinnovo dell’accordo con la Cina per la nomina dei vescovi. Parole che avevano aperto un vero e proprio scontro diplomatico a distanza. “Due anni fa, – aveva detto Pompeo – la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito comunista cinese, sperando di aiutare i cattolici in Cina. Invece gli abusi del partito nei confronti dei credenti sono soltanto peggiorati. Dovesse rinnovare l’accordo, il Vaticano mette a rischio la propria autorità morale”.

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