“La Segreteria di Stato trasferisca all’Apsa la gestione e l’amministrazione di tutti i fondi finanziari e del patrimonio immobiliare, i quali manterranno in ogni caso la propria finalità attuale”. L’ordine arriva da Papa Francesco in una lettera inviata al cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin. Dopo gli ultimi scandali finanziari che hanno travolto il cuore del potere della Curia romana e hanno portato alla defenestrazione del cardinale Angelo Becciu, Bergoglio lascia la Segreteria di Stato senza portafoglio. “La Segreteria per l’economia – ha disposto il Papa – attui il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria su tutti gli enti della Curia romana, così come su quelli che sono ad essa collegati oppure ad essa si riferiscono, secondo quanto è prescritto nei suoi statuti. Questo comporta che la Segreteria di Stato, mantenendo le sue competenze proprie in tutti gli ambiti in cui le sono attribuite, in materia economica e finanziaria non avrà responsabilità di vigilanza e controllo di nessun ente della Santa Sede, né di quelli ad essa collegati o che ad essa si riferiscono”. Il Papa ha già costituito la Commissione di passaggio e controllo che avrà tre mesi di tempo per attuare questa transizione. A farne parte sono monsignor Edgar Penna Parra, sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, e padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’economia.

Un provvedimento di portata storica che segna la vittoria morale del cardinale George Pell. Il porporato australiano aveva, infatti, cercato di attuare con tutte le sue forze questa riforma finanziaria nonostante le forti resistenze curiali prima che fosse travolto dall’inchiesta per pedofilia nel suo Paese, dalla quale è stato assolto nel terzo grado di giudizio dopo due condanne e tredici mesi di isolamento in carcere. Nel recente faccia a faccia tra Pell e il Papa, dopo il ritorno del cardinale a Roma, si era parlato anche di questo. Ossia della necessità di portare avanti quelle riforme economiche che erano state decise dal Consiglio dei cardinali del quale il porporato australiano ha fatto parte sin dalla nascita, appena un mese dopo l’elezione di Bergoglio, e fino a quando l’inchiesta giudiziaria non lo ha costretto a tornare in Australia. Riforme che erano state frenate proprio dall’improvvisa partenza di Pell e che molti in Segreteria di Stato speravano fossero finite su un binario morto.

Francesco ha stabilito, inoltre, che “tutti i fondi che finora sono stati amministrati dalla Segreteria di Stato siano incorporati nel bilancio consolidato della Santa Sede. In materia economica e finanziaria, la stessa Segreteria di Stato operi per mezzo di un budget approvato attraverso i meccanismi abituali, con le procedure proprie richieste a qualsiasi dicastero, salvo per ciò che riguarda le materie riservate che sono sottoposte a segreto, approvate dalla commissione nominata a questo scopo”. E ha aggiunto: “Tenendo conto che la Segreteria di Stato non dovrà amministrare né gestire patrimoni, sarà opportuno che ridefinisca il proprio ufficio amministrativo, oppure valuti la necessità della sua esistenza”. Ma non è tutto. Nella lettera inviata a Parolin, il Papa comunica anche le sue decisioni proprio in merito all’acquisto dell’ormai famoso palazzo di Sloane Avenue. “Una particolare attenzione – scrive Bergoglio – meritano gli investimenti operati a Londra ed il fondo Centurion, dai quali occorre uscire al più presto o, almeno, disporne in maniera tale da eliminare tutti i rischi reputazionali”. Si tratta di un fondo maltese al cui vertice c’è Enrico Crasso, ex Credit Suisse poi a capo della fiduciaria Sogenel, che per molti anni ha gestito il patrimonio della Segreteria di Stato.

Francesco sottolinea, infine, che “la Segreteria di Stato è senza ombra di dubbio il dicastero che sostiene più da vicino e direttamente l’azione del Santo Padre nella sua missione, rappresentando un punto di riferimento essenziale della vita della Curia e dei dicasteri che ne fanno parte. Non sembra, però, necessario, né opportuno che la Segreteria di Stato debba eseguire tutte le funzioni che sono già attribuite ad altri dicasteri. È preferibile, quindi, che anche in materia economica e finanziaria si attui il principio di sussidiarietà, fermo restando il ruolo specifico della Segreteria di Stato ed il compito indispensabile che essa svolge”.

Twitter: @FrancescoGrana

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