La situazione non è forse così compromessa come potrebbe sembrare. I conti peggiorano, la cassa integrazione viene prorogata per altre sei settimane, i forni lavorano al minimo delle loro potenzialità. Eppure, per la ex Ilva di Taranto qualcosa si sta forse muovendo nel verso giusto. Secondo la ricostruzione del quotidiano Repubblica, lo Stato sarebbe pronto ad impegnarsi con un miliardo di euro per andare incontro al gruppo franco indiano Arcelor Mittal, che attualmente gestisce quella che rimane l’acciaieria più grande d’Europa. I tempi per la trattativa stringono, da fine novembre Arcelor può esercitare la sua opzione d’uscita: pagare 500 milioni di euro (un’inezia per un gruppo che fattura 70 miliardi di euro) e abbandonare lo stabilimento pugliese al suo destino. Tuttavia un interesse ad evitare questo mesto finale ci sarebbe da entrambe le parti.

In segno distensivo Arcelor Mittal ha pagato gli affitti arretrati per lo stabilimento, che ancora doveva ai commissari. Anche per quanto riguarda i pagamenti ai fornitori qualcosa sembra muoversi. Alle nuove condizioni, per il gruppo franco indiano, rimanere a Taranto può essere un’opzione conveniente, anche per non regalare un asset a qualche concorrente e presidiare quote di mercato. Il piano di rilancio originario sottoscritto con lo Stato lo scorso marzo prevedeva di riportare gradualmente la produzione a 8 milioni di tonnellate l’anno (ora siamo a circa il 25% di questo potenziale), convertire all’elettrico due forni e, in prospettiva, salvaguardare i livelli occupazionali. L’emergenza Covid, con un calo molto pesante per la domanda mondiale di acciaio, ha fornito l’occasione per rimettere tutto in discussione. Il rinnovato impegno del governo, e la disponibilità ad un percorso più lungo e graduale per il raggiungimento degli obiettivi, potrebbe però ora sbloccare l’impasse.

Secondo Repubblica lo Stato si muoverebbe attraverso Invitalia, per investire un miliardo di euro sia in forma di sostegno al piano industriale sia come ingresso nel capitale. Patti parasociali potrebbero poi garantire ad Arcelor Mittal la gestione operativa dello stabilimento anche qualora dovesse trovarsi in minoranza. Il ministero dello Sviluppo Economico avrebbe anche ricevuto la disponibilità del gruppo siderurgico italiano Arvedi ad entrare nello stabilimento con una partecipazione di minoranza.

– “L’ipotesi di un accordo sul futuro dell’Ilva che potrebbe prevedere l’investimento di 1 miliardo di euro da parte dello Stato è una follia“, ha scritto su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda. “Giocano con i soldi dei cittadini come se fossero soldi del Monopoli. Hanno fatto saltare un accordo da 4,2 miliardi, ne hanno firmato uno secretato a marzo e ora finiscono per dare soldi invece di riceverne. Mettendo Arcuri a fare pure l’acciaiere”, conclude l’ex ministro

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