Non ha assolutamente senso un dpcm alla settimana. La mia proposta è quella di programmare una settimana di lockdown al mese, visto che il lockdown ha il fine di tenere bassa la curva dei contagi. È fondamentale che il lockdown sia programmato da qui a giugno, così lo sappiamo prima e possiamo organizzare la nostra vita”. È la proposta lanciata ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) dall’immunologa Antonella Viola, che aggiunge: “In questo modo si salvaguardano l’economia e la sanità. E poi non c’è l’ansia da dpcm che cambia ogni settimana. In questo momento tutti noi stiamo davvero vivendo una situazione ansiogena perché non sappiamo cosa succederà domani. E questo non fa bene a nessuno”.

La docente dell’università di Padova precisa: “In questo momento la situazione è fuori controllo, quindi servono almeno due settimane verosimilmente. Una volta ristabilito un minimo di equilibrio, chiudere per una settimana una volta al mese servirebbe a limitare la diffusione del contagio. Possono essere anche 10 giorni di lockdown al mese o due settimane ogni due mesi, ma in qualche modo è necessario organizzare dei lockdown pulsati. L’importante è che noi sappiamo che cosa ci aspetta da qui a giugno. Bisogna evitare questi decreti caotici che si inseguono. Noi non abbiamo il tempo di vedere l’effetto di un decreto e già se ne sta facendo un altro. Che senso ha tutto questo?”.

Viola si dichiara contraria contraria al lockdown totale: “Non va fatto. E’ vero che in questo momento la situazione sta precipitando un po’ ovunque, però qui bisogna intervenire in maniera molto mirata a seconda della situazione epidemiologica, della disponibilità di letti in terapia intensiva, della capacità di fare tamponi. La sensazione è che stiamo andando un po’ nel panico e a rimorchio del virus, anziché controllarlo noi. Si sta perdendo il controllo. C’è uno scontro tra il governo e le Regioni, quindi non c’entra la scienza, è una questione politica“.

No dell’immunologa anche alla chiusura anticipata delle attività commerciali e alle misure restrittive per gli anziani: “Chiudere prima le attività fa solo accalcare le persone negli orari di apertura. Ed è una decisione punitiva verso i cittadini che non possono uscire per una passeggiata, il che è una violazione della libertà. Non risolve assolutamente nulla. In questi giorni a Padova l’aperitivo si è fatto dalle 16 alle 18: se tu restringi gli orari, poi le persone si affollano quando possono. Chiudere in casa gli ultrasettantenni? – continua – Ha poco senso sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista pratico. E’ una misura che risolverebbe relativamente i problemi, perché l’età media dei ricoverati in questo momento è bassa. Il vero problema è che le persone prendono d’assalto il Pronto Soccorso e queste sono di ogni fascia d’età. Ma poi, dal punto di vista pratico, quando andremmo a riaprire, avremmo molti ultrasettantenni potenzialmente esposti al virus, se questo viene fatto circolare per ogni fascia di età. Insomma, non possiamo tener chiuso per un anno chi ha più di 70 anni”.

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