Il Covid Hospital di Civitanova chiuso e in stand-by da quasi cinque mesi è pronto a riaprire le porte per ospitare pazienti in terapia intensiva e semi-intensiva. Tra oggi e domani la struttura sarà attiva con un modulo da 14 posti letto di semi-intensiva, accoglierà i nuovi pazienti positivi e con quadri clinici complessi. Entro la prossima settimana sarà allestito un secondo modulo da 14 posti di terapia intensiva. Qualcuno però quei pazienti li dovrà seguire sotto il profilo medico e assistenziale ed è su questo fronte che il nuovo assessore alla sanità delle Marche, Filippo Saltamartini (nella foto), sta cercando di trovare le risposte.

Già a fine maggio il suo predecessore, il governatore Luca Ceriscioli (che aveva tenuto per sé la delega alla sanità), aveva dovuto attivare la mobilità d’urgenza di medici anestesisti e personale sanitario per attivare l’’Astronave’, sebbene per appena nove giorni. Di fatto obbligandoli a prendere servizio al di fuori della loro azienda di riferimento. In quella fase però l’emergenza sembrava rientrata, i casi di polmoniti bilaterali severe erano scomparsi e gli ospedali dimettevano più che ricoverare. Adesso la curva dei contagi sta decollando e si sono ripresentati quadri clinici complessi. Le terapie intensive degli ospedali della regione non si sono attrezzate per la seconda ondata e ora, con mezzo autunno e tutto l’inverno davanti, sono già in sofferenza.

La categoria medica più preziosa e ricercata è quella degli anestesisti rianimatori: “Li abbiamo chiesti a tutti, per ora con scarsi risultati _ spiega l’assessore Saltamartini. Per prime ci siamo rivolti alle aziende ospedaliere delle Marche (Asur, Torrette, Marche Nord e Intrca, ndr), ma queste sono restie a cedere personale, specie quello di alta specializzazione. A questo punto dovremo convincerli attivando degli incentivi in denaro, cosa che farò immediatamente attraverso un bando. Quello per richiamare medici in pensione è andato deserto. Il personale militare? Potrebbe tornare utile per sostituire quelli che riusciremo a trasferire al Covid Hospital. Se gli ospedali della regione avessero realizzato i posti letto di terapia intensiva previsti dal piano pandemico, disposto a giugno dal Dpcm n. 34 del governo, a questo punto non ci troveremmo nel caos. Il piano pandemico ne prevedeva 105 in più da aggiungere ai 129 già presenti: ne sono stati attivati appena 14, all’ospedale di Fermo.

“Ho assunto il mio ruolo da cinque giorni e da quattro non dormo per colpa di chi mi ha preceduto” dice Saltamartini. Il nuovo esecutivo dovrà andare per gradi e stabilire le priorità. Il Covid Hospital di Civitanova è al primo posto, ma bisogna trovare personale specializzato: “In primavera l’emergenza è stata tamponata con 15 specializzandi del V anno messi nelle terapie intensive Covid e altrettanti specialisti pensionati e richiamati in servizio, tra cui il sottoscritto – spiega Marco Chiarello, presidente del sindacato Aaroi-Emac che rappresenta anestesisti e rianimatori delle Marche – . Adesso dubito che in caso di nuova chiamata molti risponderanno ‘presente’. Le piante organiche dei reparti di anestesia e rianimazione delle Marche sono in rosso, mancano 44 medici, ecco perché le aziende non li prestano. In primavera nessuno volle andare, così la Regione attivò la mobilità d’urgenza e mise 7 medici al lavoro al Covid Hospital per 3 pazienti. Adesso il criterio di emergenza non vale più, ma a meno di incentivi nessuno si sposterà a Civitanova per ricevere, oltre allo stipendio normale, una semplice indennità di trasferta, ossia la benzina. In tempi non sospetti, appena passata l’emergenza, abbiamo allertato le istituzioni sui rischi in caso di seconda ondata chiedendo un tavolo di confronto, mai concesso. Adesso la nuova giunta e il nuovo assessore alla sanità facciano la loro parte. Le intenzioni del nuovo assessore, a parole per ora, sembrano buone, vediamo se seguiranno dei fatti”.

In attesa del suo riutilizzo il Covid Hospital è costato, e sta costando, ai marchigiani attorno agli 8-900mila euro. Il materiale all’interno, ma soprattutto gli impianti, hanno continuato a funzionare come se i letti fossero pieni di pazienti. La Regione, per i mesi di inattività, pagherà una cifra vicina al milione di euro, suddivisa tra impiantistica appunto, vigilanza, pulizie speciali e l’energia consumata. Il 2 giugno, sollecitato dal Fatto Quotidiano, l’ex presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, colui che sul Covid Hospital di Civitanova ci aveva creduto nonostante tutto e tutti, disse che la struttura poteva diventare strategica in caso di recrudescenza del virus, non solo numericamente ma anche come impatto clinico dei casi: “Qualcuno in estate affermava che l’emergenza era finita, anche all’interno della mia maggioranza – confida Ceriscioli che nel frattempo è tornato a fare il suo vecchio mestiere di professore a scuola – Personalmente ero certo che il Covid Hospital sarebbe tornato utile a fine anno per la probabile ripresa dei contagi. I casi positivi delle Marche oggi hanno lo stesso peso di marzo. È vero, il ‘fuoco amico’ è stato intenso sull’ospedale speciale di Civitanova e ha coinvolto anche Mangialardi (candidato del centrosinistra alle regionale del 20-21 settembre scorso, sconfitto da Acquaroli, ndr), ma le critiche non mi hanno ferito. Il personale? L’avrei reperito io al tempo, credo riuscirà a farlo anche il mio successore”. Le Marche dispongono di 129 posti di terapia intensiva, 91 in meno rispetto al numero complessivo auspicato dal piano pandemico nazionale. Tra marzo ed aprile, durante la fase più dura dell’emergenza pandemica, le terapie intensive hanno ospitato fino a 170 pazienti in contemporanea e l’obiettivo, dopo il calo dell’incidenza (da metà aprile sono stati pochissimi i soggetti con polmoniti bilaterali severe), doveva essere quello di aumentare la dotazione.

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