Dopo appena 9 giorni di servizio, o meglio di ‘mezzo servizio’, chiude i battenti il Covid Hospital di Civitanova Marche realizzato da Guido Bertolaso, grazie alla raccolta fondi organizzata dai Cavalieri di Malta, la ong che collabora con l’ex capo della Protezione civile. Tutti trasferiti i 3 pazienti avuti in cura dal 27 maggio scorso. Un avviso della direzione medica ospedaliera dell’Area Vasta 3 di Macerata (una delle 5 dell’Asur, l’azienda sanitaria unica delle Marche) conferma la chiusura del centro di cura avanzato per venerdì 5 giugno alle 20. Per quell’ora anche l’ultimo paziente sarà fuori. Sospese tutte le attività, compresi gli appalti ed i noleggi di mezzi e materiali vari.

A tenere in vita la struttura gemella del Covid Fiera di Rho, in Lombardia, la rete della vigilanza per quanto concerne la sicurezza, l’apparato antincendio. Dentro il padiglione centrale della Fiera di Civitanova ci sono materiali per milioni di euro, tra apparecchiature, letti sanitari di ultima generazione e tutta la parte dell’hardware, ossia i pannelli attraverso cui la creatura di Bertolaso è stata tirata su. Sospeso anche il servizio in prestito di medici, infermieri, operatori sociosanitari, ausiliari e tecnici, il tutto una quarantina di persone. Parte della forza lavoro, in particolare i medici (gli infermieri e gli Oss lo hanno fatto in forma volontaria), tutti anestesisti-rianimatori, sono stati precettati, dunque costretti a spostarsi dal loro luogo di lavoro presso altre strutture al Covid Hospital. La buona notizia è che grazie a loro i reparti che erano stati sguarniti potranno riprendere la normale attività.

In 9 giorni di apertura i pazienti ospitati, come dicevamo, sono stati 3. Il primo è arrivato il 27 maggio, un sessantenne del maceratese ricoverato per settimane in terapia intensiva all’ospedale di Camerino. Sarà proprio lui, entro la mattinata del 5 giugno, a lasciare la famosa ‘Astronave’, come è stato ribattezzato il centro di cure voluto a tutti i costi dal governatore delle Marche, Luca Ceriscioli. Il paziente sarà trasferito all’ospedale di Macerata. In mezzo altri due degenti, entrambi in regime di semi-intensiva – quindi ad un livello di intensità di cure inferiore nella scala utilizzata per l’emergenza Covid – sono stati trasferiti sempre dall’ospedale di Camerino e poi rimbalzati dopo una manciata di giorni nel nuovo reparto di malattie infettive dell’ospedale del capoluogo maceratese. Uno, in particolare, un 86enne sempre della provincia di Macerata, con un quadro clinico complesso, al Covid di Civitanova ci è rimasto appena tre giorni, prima che fosse disposto il suo trasferimento.

Nel frattempo sia lui che i suoi colleghi di sventura, infatti, si erano negativizzati, rendendo di fatto inutile la presenza di un centro Covid. Per i tre pazienti una serie di viaggi e trasferimenti che forse potevano essere evitati: da Camerino a Macerata via Covid Hospital di Civitanova. Per allestire un centro così all’avanguardia, pensato per fronteggiare l’emergenza Covid-19 con due mesi di ritardo, Bertolaso e i Cavalieri di Malta hanno raccolto una cifra che si aggira attorno ai 10-12 milioni di euro. Soldi arrivati nel pieno spirito di solidarietà attraverso i canali della ong, sia sotto forma di liquidi che attraverso donazioni di materiale e apparecchiature. I contribuenti marchigiani, tuttavia, un pegno, anche piuttosto oneroso, lo hanno dovuto pagare e riguarda le spese vive, compreso il personale sanitario.

La cifra ipotizzata dall’Asur per allestire due moduli di cura (25 pazienti circa, questo quanto ipotizzato dai vertici della sanità marchigiana) per un mese si aggirava attorno ai 4 milioni di euro. In realtà i pazienti curati lì dentro sono stati appena 3 e per meno di un terzo del tempo previsto. Il presidente Ceriscioli ha iniziato a pensare al Covid Hospital alla fine di marzo, quando chiamò Bertolaso ad Ancona per un sopralluogo. Nel capoluogo di regione le varie soluzioni non furono accolte con favore per cui Bertolaso e la sua vice, l’ingegner Arnosti, ripiegarono sulla Fiera di Civitanova. La positività dell’ex capo della Protezione civile, emersa proprio durante la visita ad Ancona a fine marzo, e il successivo ricovero dello stesso per Coronavirus, hanno fatto dilatare i tempi. Invece di partire a fine aprile il cosiddetto silent hospital (l’ospedale silente, attivabile quando serve) è partito con un mese di ritardo. Quando ormai le terapie intensive degli ospedali della regione erano vuote e i contagi in drastico calo.

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