Non tutti sanno, anzi, pochissimi sanno o si ricordano che la celebre “M’illumino d’immenso” si intitola Mattino. Originariamente la poesia era più lunga: “M’illumino d’immenso con un breve moto di sguardo”. Poi Ungaretti si rese conto che “con un breve moto di sguardo” era pleonastico e lo tolse, e fece bene.

Guerra di trincea, granate, fango, sangue, topi, e il poeta che vicino a cadaveri digrignanti al mattino si illumina d’immenso, quell’immenso che va oltre tutto, oltre l’orrore, ed è un brivido, un verso che salva dalla follia. La brevità è intensa, quando non è sbrigativa. Anche a letto.

Ci sono “su e giù, su e giù, su e già” indimenticabili, di eiaculazione precoce si può godere, anche se sembra egoistico a prima vista, anche a seconda lo ammetto, ma un pizzico di sano egoismo aiuta nella vita, eccome se aiuta, voi ne sapete qualcosa, vero?

Da ragazzo avevo due sogni: diventare l’Uomo ragno e avere questa traccia per un tema: Che cosa è il coraggio?. La notte pregavo Dio di farmi diventare l’Uomo ragno: “Dio, ti prego, fammi diventare l’Uomo ragno, userò i miei poteri per contrastare il crimine e non per farmi bello agli occhi di Monica Pesce (la più bella della classe)”. Ovviamente mentivo, io volevo arrampicarmi sui muri davanti a Monica Pesce! E Dio che capisce ogni cosa non mi fece diventare l’Uomo ragno, io per ripicca diventai ateo (con gli anni ho notato che chi crede in Dio si arrampica sugli specchi, gli atei preferiscono scivolare verso gli abissi del lavandino).

Anche la traccia Che cosa è il coraggio? non arrivò mai, avevo sentito di uno studente che durante l’esame di maturità consegnò il tema solo con questa frase: il coraggio è questo. Non so se venne promosso, io gli avrei dato il massimo dei voti. Avrei voluto imitarlo anche io, sarei stato un copione, certo, ma per copiare certi gesti ci vuole appunto coraggio.

La brevità, l’essenzialità, i fendenti purissimi della lucidità, l’aforisma, tutto ciò mi attrae. Anche in filosofia leggo solo i filosofi non sistematici, quelli che si esprimono con brevi pensieri: Cioran, Ceronetti e Nietzsche su tutti. Hegel per me può andare a farsi friggere. Lo Spirito Assoluto me lo metto tra il monte Fumaiolo e le tombe etrusche. Ma che me frega?

Io sono ancorato alle briciole, agli aperitivi con le patatine e le noccioline, anche nel sesso amo i preliminari, adoro il frammento, la scheggia, amo Eraclito e godo che della sua opera ci siano pervenuti solo frammenti. Detesto tutto ciò che mi sazia. Un giorno scriverò un libro dal titolo: L’estasi dello stuzzichino. Anche la morte, la temo solo in quanto “tenebra improvvisa sulle arachidi”, perdita eterna di ogni “apericena”, dio, questo è atroce, non tanto perdere la vita come valore assoluto in se stesso, perdere le arachidi invece è la vera crudeltà, se ci pensate, pensateci!

L’altro giorno uno del mio palazzo è stato portato via dentro uno scafandro, poi hanno disinfettato l’edificio per due ore, uno dei primi piani, io abito al secondo, infatti una signora del quartiere mi ha fermato per strada: “Pensavamo tutti che fossero venuti a prendere lei”, le ho risposto: “No, signora, in quel caso ci sarebbe stato un Panama sopra lo scafandro”.

Se verrà un nuovo lockdown venitemi a cercare su Youtube, vi terrò compagnia. Parafrasando Fellini: la vita è un virus, viviamola assieme. Ecco il mio mattino, il mio immenso fatto di fratture, fenditure, febbrili scuciture, lenzuola arrossate, cuscini scavati dai sogni e piccole tragedie di un attimo, così leggere che ogni tanto le porto a passeggio nel taschino e sorrido dietro la mascherina.

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