La morte di un amico può arrivarti così, con un messaggio sul cellulare: ‘Ciao Ricky, sono Simona, la compagna di Severino. E’ morto ieri per un tumore inoperabile e volevo che lo sapessi da me’. E ieri è già un’eternità.

La prima cosa che ho pensato: non rivedrò più Severino in questa vita terrena. La seconda cosa: sono grato alla vita di avermelo fatto conoscere tramite un’amicizia in comune: Nicola Gelo. La terza cosa: bravo Ricky, sei riuscito a catturare l’anima di Severino nei tuoi piccoli film girati con lui.

Simona mi ha detto che Severino era orgoglioso dei nostri film e se li portava nel cuore, così anche io. Severino sentiva di non avere avuto dalla sua carriera quello che gli spettava come attore di talento puro e cristallino, la sua voce densa, i suoi gesti geniali e il suo sguardo magnetico non sono stati abbastanza valorizzati dal cinema, un giorno mi disse che temeva i trafiletti dei giornali dopo la sua morte: ci lascia Severino Saltarelli, attore di secondo piano… e mentre pronunciava queste parole faceva una smorfia tra l’orrore e lo schifato.

Ha lavorato con registi importanti come Carlo Carlei, Silvano Agosti e Peter Del Monte, ma solo io che non sono nemmeno un regista di “sesto piano” gli ho dedicato ben sette cortometraggi, uno più bello dell’altro, non perché io sia particolarmente bravo, ma perché Severino era un attore di primo piano e faceva l’amore con l’obiettivo, tanto che a un certo punto mi stava quasi ipnotizzando, durante le riprese di Sonetti dal sottosuolo, gli dissi di improvvisare una dichiarazione d’amore alla donna e lui lo fece da maestro, fissando l’obiettivo e inoltrandosi “dentro di me” con i suoi gesti penetranti e la sua voce sempre più intima, dandomi il brivido di essere il primo spettatore di un’opera d’arte vivente: la sua recitazione improvvisa, ma mai improvvisata.

Per ricordarlo su questo blog ho scelto appunto Sonetti dal sottosuolo, siamo andati nelle viscere della metropolitana milanese a portare i sonetti di Shakesperare e le poesie di Heine. Severino recitava versi a dolci fanciulle, signore incuriosite e tenere, vecchiette palpitanti di nostalgia, ricercava le donne da lui amate fino alla follia e al riso, e ricordo i volti stupefatti dei cittadini milanesi, soprattutto degli uomini imbacuccati nella propria routine, ai loro occhi Severino deve essere apparso come un folle, invece era solo un attore che stava facendo dono di se stesso, ma lo stupore è ancora un fenomeno umano, la cosa che più mi ferì fu l’indifferenza, la superficialità, la vacuità del “gregge”, a parte poche eccezioni.

Le donne sicuramente sono state le più sensibili, ecco perché il futuro è donna, lo sapeva Ferreri e anche Severino. Mando un abbraccio a Simona, la sua donna, fedele compagna di una vita che ci tradisce tutti, trasformandoci in tanti mucchietti di cenere, ma prima della cenere siamo stati voce, gesto, respiro, avventura, e Severino ha vissuto e amato e donato il suo talento sul palco e fuori dal palco, sul set ma anche in una metropolitana, insieme a me che lo filmavo con amicizia e ammirazione, ero davanti a un attore vero, non capita spesso.

E’ morto Severino Saltarelli, ma non è scomparso, andate a cercarlo nei miei film, se ancora non siete diventati indifferenti, inermi e vuoti. Non arrendetevi alla morte. Mai.

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