Associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, peculato, simulazione di reato, riciclaggio e autoriciclaggio. Sono solo alcuni dei reati contestati a vario titolo dalla procura di Bari nei confronti di 27 indagati, tra cui 5 avvocati, che tra il 2016 e il 2019 avrebbe messo a segno diverse truffe alle compagnie assicurative organizzando falsi incidenti stradali e gestito una serie di centri massaggi in Puglia nei quali, in realtà, un gruppo di donne era costretto a prostituirsi.

Al centro dell’inchiesta c’è l’avvocato Michele Leonetti, avvocato barese di 37enne finito in carcere e ritenuto dalle indagini congiunte condotte dai Guardia di Finanza, carabinieri e agenti della Polizia stradale di Bari, il promotore di entrambe le attività illecite. Leonetti, infatti, è considerato l’uomo a capo del “sistema truffaldino” che attraverso la produzione di falsi certificati medici, prescrizioni di esami e di altra documentazione sanitaria pianificava a tavolino i falsi sinistri e quindi i risarcimenti da richiedere alle compagnie assicurative.

In alcuni di questi erano emersi, in particolare, due incidenti che avrebbero determinato aborti in due donne, legate al gruppo criminale: in realtà dagli accertamenti svolti dalle forze dell’ordine era stato appurato che quell’interruzione di gravidanza era stata causata da altri fattori. In uno di questi casi l’attività dei finanzieri – guidati dal tenente colonnello Luca Gennaro Cioffi e coordinati dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli e dal sostituto Michele Ruggiero – ha impedito la liquidazione di un risarcimento danni di 100mila euro all’avvocato Micheal Gisonda, finito agli arresti domiciliari, e alla sua cliente. Il sistema, inoltre, prevedeva il reclutamento e l’addestramento di testimoni compiacenti da utilizzare nei processi civili. Non solo.

Leonetti era anche il proprietario di immobili a Modugno e Santeramo in Colle, in provincia di Bari, a Trani e a Roma, nei quali si consumavano prestazioni sessuali mascherate come massaggi. L’associazione a delinquere, secondo l’accusa, utilizzava i locali fittiziamente concessi in locazione ad alcune onlus, attraverso l’inserzione di annunci “hot” su siti internet: le chiamate dei clienti arrivavano a un gruppo di centraliste che spiegavano, nemmeno troppo velatamente, il tipo di servizio che i clienti potevano ricevere e smistavano le prenotazioni sulla base della vicinanza degli utenti ai diversi centri.

Le prestazioni variavano da un minimo di 80 a un massimo di 100 euro che era divisa a metà tra le donne e l’organizzazione: alle telefoniste veniva invece riconosciuta una somma tra i 5 e gli 8 euro per ogni appuntamento andato a buon fine. Ma non è tutto. A Micheal Lionetti viene contestato anche di essersi appropriato di denaro presente sui conti di alcuni soggetti per il quale era stato nominato amministratore di sostegno dal tribunale. L’avvocato barese avrebbe fatto sparire, secondo gli inquirenti, circa 68mila euro dai conti correnti di persone con disabilità oppure ospiti di strutture socio-sanitarie. In un caso, Lionetti, avrebbe addirittura continuato a percepire l’assegno previdenziale di una persona che era deceduta da oltre 2 anni.

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