È dal 9 agosto che ogni domenica continuano a scendere per le strade di Minsk e di altre città della Bielorussia contro il risultato elettorale che ha riconfermato Alexander Lukashenko alla guida del Paese. E anche oggi, nel decimo fine settimana consecutivo, in migliaia hanno manifestato nonostante le minacce delle autorità di aprire il fuoco. Le forze di sicurezza hanno usato gli idranti e bloccato con i mezzi pesanti l’accesso alle strade in cui era concentrata la manifestazione. Oltre cento gli arresti.

L’ex nazione sovietica è attanagliata dalle proteste dopo che Lukashenko ha rivendicato la vittoria su Svetlana Tikhanovskaya, la popolare candidata dell’opposizione. In un messaggio trasmesso prima della protesta, Tikhanovskaya ha esortato i bielorussi a portare avanti le loro richieste “pacificamente, ma con insistenza”. “Ci fermeremo solo quando ogni prigioniero politico sarà libero, quando i membri delle forze dell’ordine inizieranno a difendere il popolo, e lo stato di diritto e le elezioni oneste torneranno in Bielorussia“, ha detto.

Tikhanovskaya, che dopo il voto è fuggita dalla Bielorussia per rifugiarsi in Lituania, ha invitato Lukashenko a dimettersi prima del 25 ottobre, avvertendo che altrimenti avrebbe affrontato uno sciopero generale. All’inizio di questa settimana la polizia ha affermato che le proteste stavano diventando più radicalizzate e ha avvertito che le forze dell’ordine avrebbero usato la forza letale “se necessario”. Stamane le autorità hanno dispiegato camion militari e le reti telefoniche hanno subito pesanti interruzioni.

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