Non solo il mantra che “il blocco dei licenziamenti è il blocco delle assunzioni. Usciamo da queste logiche politiche”. E la lamentela sugli aiuti alle imprese (“88 miliardi? Io non li ho visti. In quei miliardi sono comprese le garanzie, ma quelli sono prestiti e i prestiti le imprese li ripagano, non sono come la P.a”). Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, dal palco del convegno dei giovani imprenditori di viale dell’Astronomia aggiunge un particolare: “Il Sure non è come annunciato un intervento sulla cassa integrazione ma sulle politiche attive (quelle per ricollocare i lavoratori, ndr) e quei soldi stanziati dalla Ue sono andati invece a finanziare la Cig per il blocco dei licenziamenti“. Piccolo particolare: i prestiti del Sure, sigla che sta per Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency, sono stati pensati da Bruxelles esattamente per finanziare ammortizzatori sociali come la cig e i bonus per gli autonomi. Schemi che peraltro esistono in tutti ii Paesi europei.

Tanto è vero che la Commissione, nel proporre che all’Italia andassero 27,4 miliardi su 81 rendendola il principale beneficiario, come in effetti avverrà, ha specificato che potranno essere usati per coprire “aumenti repentini della spesa pubblica per il mantenimento dell’occupazione” e quindi i costi “direttamente connessi ai regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo e altre misure analoghe per i lavoratori autonomi“, come il bonus 600 euro e 1000 euro, le indennità per i lavoratori domestici, i voucher baby sitter, i finanziamenti a fondo perduto per imprese e autonomi.

La Commissione, nelle “Domande e risposte” sul Sure pubblicate sul suo sito in aprile, ha anche spiegato la ratio dello strumento: “Molte imprese in difficoltà si vedono costrette a sospendere momentaneamente o a ridurre in modo significativo le proprie attività e l’orario di lavoro dei dipendenti. Evitando gli esuberi, i regimi di riduzione dell’orario lavorativo possono impedire che uno shock temporaneo abbia ripercussioni negative più gravi e durature sull’economia e sul mercato del lavoro negli Stati membri. Contribuiscono così a sostenere i redditi delle famiglie e a preservare la capacità produttiva e il capitale umano delle imprese e dell’economia nel suo complesso”.

Bonomi ha anche attaccato nuovamente il reddito di cittadinanza: “Ho sentito la ministra Catalfo dire che devono assumere 11.600 navigator e mi è venuto un brivido. Perché la soluzione non credo passi dall’assunzione di altri 11.600 navigator. Le politiche attive del lavoro non si fanno con il reddito di cittadinanza, né con l’assunzione dei navigator. Se il reddito di cittadinanza non ha funzionato, non è un problema politico. Mettiamoci insieme, troviamo soluzioni migliori”. La ministra ha precisato che “non parliamo di assunzioni di navigator ma parliamo di assunzione di personale qualificato all’interno del Centro per l’impego. Parliamo di personale che oggi non esiste e che ci serve per guidare il lavoratore verso l’acquisizione di competenze. L’obiettivo dunque è dotare strutture pubbliche di professionalità importanti per aiutare i disoccupati, i giovani e le donne e chi si trova in transizione. Si tratta di investimenti mai fatti in Italia”.

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