Ieri sera, dopo l’ultimo bollettino della protezione civile, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha annunciato la chiusura delle scuole fino al 30 ottobre. Sulla base delle conoscenze scientifiche attuali questa decisione è profondamente errata, non solo perché i danni allo sviluppo educativo delle studentesse e studenti saranno notevoli, ma soprattutto perché piuttosto che contenere i contagi si corre un rischio molto concreto di aumentare la diffusione del virus.

Innanzitutto, ci sono una serie di evidenze molto forti che:

– I giovani si ammalano meno di Covid-19;
– Al contrario di quanto avviene per l’influenza, il ruolo dei più giovani nella trasmissione di SARS-CoV-2 è limitato;
– La trasmissione bambino-adulto è meno frequente rispetto a quella tra adulti;
– La riapertura delle scuole negli altri paesi non è stata associata ad un significativo incremento della diffusione del virus.

Qui l’elenco della letteratura scientifica di riferimento, raccolta sulla pagina fondata dal prof. Guido Silvestri “Pillole di ottimismo”, e una lettera firmata da innumerevoli scienziati.

Mentre ci sono sicuramente delle criticità nel sistema dei trasporti, la scuola è probabilmente il posto più sicuro dove i nostri giovani possano passare il loro tempo. Gli ultimi dati sui contagi ci dicono che nella scuola sono stati trovati solo il 2,5% di tutti i casi di trasmissione, mentre il 77% avviene in famiglia.

I dati recenti del Miur dopo un mese dalla riapertura delle scuole confermano che i giovani si contagiano meno degli adulti: gli studenti contagiati sono pari allo 0,08% del totale mentre per il personale docente la percentuale è dello 0,13%.

Capiamo i timori di molti insegnanti, perché la scuola italiana ha i docenti con l’età media tra le più alte d’Europa, ma in realtà ci sono più rischi dal contatto con gli adulti che con i ragazzi. La scuola è un luogo a basso rischio anche per gli adulti che ci lavorano.

Chiudere le scuole elementari e medie poi significa che il personale sanitario con figli piccoli sarà costretto a rimanere a casa piuttosto che andare al lavoro, e questo rischia concretamente di causare più morti per la mancanza di cure ai pazienti rispetto al minimo vantaggio che si ottiene dalla ridotta diffusione. I risultati aggiornati del celebre studio dell’Imperial College di Londra appena pubblicato sul British Medical Journal mostrano che la scelta di chiudere le scuole potrebbe addirittura far crescere significativamente nel lungo periodo il numero di decessi.

Perché stiamo vedendo questa impennata di contagi e purtroppo anche decessi negli ultimi giorni? Ci sono evidenze che la diffusione del SARS-CoV-2 e la gravità della malattia migliori con la stagione calda e conseguentemente peggiori con quella fredda.

Il fatto che il virus d’estate non sia sparito ci deve allertare che d’inverno dovremo fare degli sforzi ancora maggiori per controllarlo finché non avremo vaccini e terapie davvero efficaci come ad esempio quella con gli anticorpi monoclonali, la cui disponibilità almeno per il personale sanitario e le persone fragili non è tanto lontana nel tempo: si parla di mesi, se non addirittura di settimane.

I danni all’economia derivanti dalla chiusura delle scuole sono anche questi profondi, perché si impedisce alle persone che non hanno alternative di andare a lavorare. Dobbiamo chiederci anche dove è meglio che stiano i nostri giovani: in un luogo sicuro e controllato come la scuola, ove le misure di sicurezza sono sostanzialmente rispettate, oppure in abitazioni private dove distanziamento sociale e precauzioni non possono essere garantite.

È inoltre importante ricordare il rischio che si aggravi la povertà educativa soprattutto in zone già particolarmente disagiate. Negli ultimi dieci anni i minori in povertà assoluta sono triplicati, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018. Tra i quindicenni italiani ad esempio il 21% ha un livello di lettura al di sotto del livello base e nelle famiglie povere e nel Mezzogiorno la percentuale sale al 29% [dati Actionaid].

Sicuramente è necessario ogni sforzo per contenere la diffusione del nuovo coronavirus, come ad esempio il rispetto del distanziamento fisico, della rigorosa igiene delle mani e l’uso della mascherina ove necessario, soprattutto in luoghi chiusi e dove ci potrebbero essere assembramenti.

La chiusura delle scuole come dall’ordinanza dalla regione Campania però oltre a causare danni certi allo sviluppo psico-fisico della popolazione giovane ed economici alla famiglia, rischia seriamente di contribuire alla diffusione del virus piuttosto che controllarlo.

Fermiamoci finché siamo in tempo e ascoltiamo la Scienza.

Questo post è stato scritto in collaborazione con Sara Gandini, Epidemiologa/Biostatistica, Group Leader e docente di statistica medica, Editor in Chief con Guido Silvestri e Paolo Spada della pagine “Pillole di Ottimismo”.

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