Cinema

Soul, la nota stonata dell’ultimo capolavoro Pixar. Disney lo programmerà solo in streaming. Ma è polemica: “Scelta inaccettabile”

Se la decisione sia irrevocabile non è da sapersi, certamente pesante e legittimo è stato il dissenso dell’esercizio cinematografico italiano. Colpevole è stata additata anche la Festa del Cinema di Roma che doveva ripensare la scelta di celebrare l'opera come gloriosa apertura della 15ma kermesse. Ma chiaramente la Festa cominciata oggi e che terminerà il 25 ottobre non poteva più agire

di Anna Maria Pasetti

In un’opera intonata sul jazz e sulla coscienza dell’anima, l’unica nota stonata è il suo destino: Soul, bello e visivamente abbagliante, pare non vedrà mai il grande schermo dove invece dovrebbe dimorare. Per diritto del pubblico a goderne la magia, per dovere della Disney a permetterglielo. E invece sappiamo da giorni che la major di Topolino ha deliberato di cancellare le uscite mondiali (che erano già fissate) del film diretto da Pete Docter preferendo la programmazione streaming su piattaforma Disney+ il giorno di Natale. La causa è, chiaramente, la recrudescenza del Covid. Se la decisione sia irrevocabile non è da sapersi, certamente pesante e legittimo è stato il dissenso dell’esercizio cinematografico italiano (allargato a quello europeo) che trova la “scelta inaccettabile”. Colpevole è stata additata anche la Festa del Cinema di Roma che – a detta dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) – doveva ripensare la scelta di celebrare Soul come gloriosa apertura della 15ma kermesse. Ma chiaramente la Festa cominciata oggi e che terminerà il 25 ottobre non poteva più agire, e d’altra parte non è certo da considerarsi complice della Walt Disney Company. Tant’è che Soul è rimasto in programma, ed è probabile che il pubblico dell’evento capitolino rimarrà fra i pochi fortunati ad averlo visto sul big screen.

Al centro è la vita “stonata” del pianista Joe Gardner che si può “riparare” solo facendo un salto nel vuoto, letteralmente, alla ricerca della sua “vera” anima. Nella nuova fatica della Pixar Animation Studios il genio è già nell’ambivalenza del titolo, Soul, che allude a un tipo di jazz ma che, appunto, traduce anche la parola anima. E si capisce esserci lo zampino sapiente di Pete Docter – ormai elevato a direttore creativo della premiata factory – che ne firma l’idea e una regia ormai riconoscibile, per le tante affinità con Inside Out, ma anche con il più antico ma indimenticabile Up.

Il viaggio del protagonista, infatti, non è tanto fra le highways americane, nelle profondità oceaniche o nelle scatole di giocattoli, bensì dentro se stesso. Quando Joe, in perenne sospensione tra il proprio sogno di sfondare come pianista jazz e quello dell’impiego fisso come insegnante di musica alle medie, inciampa in un tombino, si trova catapultato in un universo di sagome luminose, trasparenti ed essenziali come la coscienza infantile che ancora deve formarsi per prepararsi a “cadere” sulla Terra. Ma perché ciò avvenga deve accendersi la “scintilla”, quell’incredibile e inimitabile segno distintivo che si chiama “personalità”. Il romanzo di formazione (perché al solito di questo parliamo) del già adulto Joe dura un giorno così come una vita intera, laddove tra un Ante Mondo e un Grande Aldilà il senso del Tempo diventa totalmente irrilevante.

Due – come per Inside Out – sono i livelli dell’agire, e i Geni della Lampada (come sono anche chiamati i creativi della Pixar) riescono come sempre a mutare l’invisibile in visibile attraverso invenzioni spettacolari, ma soprattutto idee originali ed emozionanti. Non conta raccontare cosa accade al nostro eroe, il suo viaggio è quello di ciascuno, più o meno alle prese con la propria mediocrità in perenne lotta con un Sogno irraggiungibile; piuttosto è giusto sottolineare come e quanto gli autori della Pixar continuino ormai da 25 anni (Toy Story di patron John Lasseter è del 1995, sembra una vita fa!) a generare universi di magia quotidiana, di plausibile magnificenza. Il tutto, chiaramente, senza dimenticare il grande Cinema a cui per tradizione rendono omaggio. Nel caso di Soul, la New York jazzy & black, celebrata nella sua paradigmatica energia delle mille luci che non dormono mai (il genere musical ma anche Woody Allen..), fa da controcampo con lo spazio infinito, scie di stelle luminose che accompagnano le anime dal di qua – all’al-di-là della vita e della morte, luoghi senza tempo e senza materia fatti di matrici, buchi neri, luci eterne (la fantascienza di tutti i tempi con un occhio di riguardo a una citazione di Gravity). Se forse si ride meno del solito, probabilmente con Soul si sogna e pensa di più, si tenta di guardarsi dentro alla ricerca della propria scintilla, quella vera, che fa cambiare l’approccio al quotidiano e restituisce il sapore ai dettagli: mutuando le parole di Joe “to find a reason for living”, trovare la ragione per cui vale la pena di vivere.

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