Gli steward ai tornelli, i grandi fari accesi, giornalisti in tribuna stampa e a lato del campo, cameramen al loro posto, arbitro e guardalinee a testare la tenuta delle reti delle due porte o la fotocellula contro i gol fantasma. Ma poi nessun giocatore che si schiera a metà campo e solo alcuni che spuntano per chiacchierare, vestiti “in lungo”, con la tuta. L’Allianz Stadium di Torino ha vissuto un’ora abbondante del tutto surreale in attesa di quello che da un giorno intero si sapeva sarebbe accaduto: il Napoli non si sarebbe presentato per giocare la partita con la Juventus. Dopo 45 minuti, come da regolamento, l’arbitro Daniele Doveri ha dichiarato la partita conclusa e quindi manderà il referto al giudice sportivo che, a filo di regolamento, deciderà il 3-0 a tavolino a favore della Juve. Bloccata dall’Asl dopo una serie di contagi, l’intera squadra del Napoli è rimasta in Campania e né la Juve né la Lega Calcio hanno mai avuto neanche la tentazione di rinviarla. Per vari motivi. I due principali sono che casi come questi – come ha precisato la Lega di A – sono previsti da tutti i protocolli firmati con la Federcalcio che hanno tra l’altro permesso di far disputare gare in situazioni simili nelle scorse settimane e, secondo, un rinvio di questo genere avrebbe costituito un precedente che avrebbe rischiato di far saltare il calendario a pezzi ed è nota la difficoltà di incrociare senza problemi i calendari delle varie competizioni (campionato, coppe europee, coppa nazionale e il prossimo anno anche gli Europei rinviati quest’anno).

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis in giornata aveva chiesto esplicitamente al presidente della Juve Andrea Agnelli di rinviare la partita. “Ci siamo mandati un messaggio, io gli ho risposto che la Juventus come sempre si attiene ai regolamenti” ha raccontato Agnelli a SkySport. “E’ una richiesta che può essere legittima – ha aggiunto Agnelli – ma ci sono delle norme, come in ogni industria, e ci atteniamo a quelle. Ci sono dei regolamenti e se non ci atteniamo ai regolamenti commettiamo errori da cittadini, prima che da sportivi”. A una domanda di Sandro Piccinini su cosa avrebbe fatto lui, Agnelli, se l’Asl di Torino avesse inviato una nota simile a quella dell’azienda sanitaria di Napoli agli azzurri il presidente della Juve ha risposto così: “Io sarei assolutamente partito. Non credo che l’Asl avrebbe emesso quel comunicato. Se interviene, vuol dire che c’è stata qualche inosservanza del protocollo. Altrimenti l’Asl ha come tutti noi la circolare del ministero”.

E dunque l’Asl è andata fuori strada? Il fatto è, dice ancora il presidente bianconero, che “non siamo in presenza di un caso nuovo, Juve-Napoli è stata l’anomalia. Si sono giocate nelle scorse settimane e anche in questa settimana partite con squadre che hanno avuto casi di positivi nel gruppo squadra, sia in casa che fuori”. Oppure scopriamo che nonostante i protocolli la stagione del calcio ha basi un po’ fragili? “Non è una questione di sistema calcio, il protocollo è stato studiato dalla Federazione col governo, è un documento vivo – risponde Agnelli – Andando avanti scopriamo sfaccettature che non avevamo ipotizzato a tavolino, l’importante è avere quello spirito di voler giocare e di lealtà sportiva che sta alla base di tutto. Le casistiche volta per volta verranno individuate e il documento perfezionato, è evidente che la priorità è la tutela della salute pubblica, in questo caso abbiamo un protocollo che ci permette di svolgere il nostro mestiere”.

Cos’è successo? Secondo quanto racconta De Laurentiis le due Asl napoletane (1 e 2 Nord) hanno bloccato la partenza del Napoli: “Non potevamo partire, la Asl ha preso in considerazione la possibilità della deroga prevista dal protocollo, ma non ci ha dato il via libera, dovete rinviare la partita” ha scritto il presidente azzurro alla Lega Calcio. In particolare l’Asl Napoli Nord aveva scritto al club che “tenuto conto che i calciatori in oggetto, recandosi in trasferta a Torino, avrebbero inevitabilmente contatti con una pluralità di terzi (personale dell’aeroporto, equipaggio e passeggeri del volo, personale dell’hotel sede di ritiro, addetti e tesserati della Juventus) si ritiene non sussistere le condizioni che consentano lo spostamento in piena sicurezza dei contatti stretti”.

De Laurentiis aveva richiamato anche che l’Asl Napoli Centro aveva confermato “la totale condivisione con quanto riferito dal gabinetto del presidente della Giunta Regionale Campania secondo cui i soggetti destinatari della nota Asl di data odierna sono tenuti a non allontanarsi dal domicilio”. “Evidenze, chiare e non interpretabili” scrive De Laurentiis alla Lega chiedendo il rinvio. Che però non c’è stato. E ora appare inevitabile, in caso di sconfitta a tavolino, il ricorso al tribunale sportivo o addirittura al Tar. Non aiuta la presa di posizione del Comitato tecnico scientifico che in serata ha voluto precisare che “il Cts, a proposito del caso dei calciatori positivi al contagio dal virus Sars-Cov-2, richiama gli obblighi di legge sanciti per il contenimento del contagio dal virus e ribadisce la responsabilità dell’Autorità Sanitaria Locale competente e, per quanto di competenza, del medico sociale per i calciatori e del medico competente per gli altri lavoratori”. L’Asl ha fatto il suo, quindi. Resta da capire chi ha ragione: la Lega Calcio e la Juve che dicono che tutto segue i protocolli, il Napoli che poteva comunque partire, l’Asl che l’ha bloccato. O se c’è un bug nel protocollo.

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