Tutti con il fiato sospeso a Venezia, undici mesi dopo l’acqua altissima che il 12 novembre 2019 arrivò alla seconda quota più elevata di sempre, 187 centimetri sul medio mare. Per il 3 ottobre alle 12.05 è prevista una punta di 135 centimetri, il che significa che il 52 per cento della viabilità pedonale finirebbe sott’acqua. E quindi sembra arrivato il momento in cui il Mose verrà utilizzato per la prima volta, non per un collaudo, ma per verificare se è in grado, come ci si aspetta da oltre vent’anni, di fermare la marea o perlomeno di attutirne gli effetti devastanti. Un anno fa il sistema di dighe mobili in corso di ultimazione non era ancora in grado di funzionare. A novembre scoppiarono le polemiche, diciassette anni dopo l’avvio dei cantieri (la prima pietra fu posta nel 2003), perché qualcuno avrebbe voluto che almeno si provasse ad attivare le paratoie. Poi arrivò la promessa: il Mose, seppur in fase sperimentale, sarà pronto per entrare in funzione nell’autunno 2020. Quel momento sembra arrivato.

La decisione spetta a due donne, Elisabetta Spitz, il commissario straordinario nominato per sovrintendere al completamento di un’opera dal costo di 6 miliardi di euro, e Cinzia Zincone, provveditore alle Opere pubbliche del Veneto e Trentino Alto Adige. Durante l’estate il commissario Spitz aveva annunciato che il livello di marea per il sollevamento del Mose è per ora previsto con una marea di 130 centimetri, ma che a regime entrerebbe in funzione a 110 centimetri. Il Centro Maree del Comune di Venezia, che collabora con Cnr Ismar, Ispra e Arpav, ha previsto fino al 5 ottobre una marea sostenuta, con una punta di 135 centimetri per sabato 3. Infatti, le condizioni meteo segnalano per tutto il fine settimana venti di scirocco lungo l’Adriatico, che determinano le condizioni per il fenomeno dell’acqua alta, impedendo o rallentando un regolare deflusso in mare.

È quindi pronto a entrare in funzione il protocollo d’emergenza, che è stato approvato una settimana fa dal Comitato del Provveditorato alle Opere pubbliche. La preallerta è già scattata, La Capitaneria di Porto è pronta ad emettere un’ordinanza per regolamentare la navigazione, visto che a barriere alzate sarà impossibile per le navi entrare e uscire dalla laguna. E così sarà anticipato il quarto test di sollevamento di tutte le paratoie che era previsto per il 9 ottobre (il primo fu il 10 luglio, alla presenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte). Reggerà alla marea, visto che finora è stato provato in condizioni di mare calmo? “Il Mose funzionerà – risponde l’ingegnere Alberto Scotti, il progettista – e sono contento di poter dimostrare che si alza anche con il moto ondoso e il vento”. Un anno fa, per giustificare il mancato utilizzo di fronte a una marea altissima, l’ingegnere aveva spiegato che il Mose non era ancora ultimato e i rischi di un collassamento sarebbero stati troppo grandi. Adesso? “L’unico problema è che gli impianti sono ancora in fase di completamento e ci potrebbe essere qualche inghippo a livello impiantistico ed operativo. Ma si tratterà di cose da poco”.

Gioisce il sindaco Luigi Brugnaro: “È l’occasione buona per aprirlo, a prescindere dal fatto che la marea sia a 140, 130 o 120 centimetri. Sarà un test importante: vedremo come funziona in presenza di una mareggiata con vento di scirocco, quella che chiamiamo ‘sciroccata’. E poi sarebbe una giornata perfetta, perché di sabato ci sono meno navi che arrivano in porto”. L’ora X è fissata alle 6 del mattino, sei ore prima della punta di massima della marea. Servono, infatti, un paio d’ore per bloccare il traffico nautico ed è prevista una finestra di due ore per l’innalzamento delle paratoie, anche se nelle precedenti occasioni hanno impiegato una cinquantna di minuti per sollevarsi.

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