Per gli esperti, la seconda ondata è arrivata prima e più in fretta del previsto. Tanto che oggi la Francia è tra i Paesi che preoccupano preoccupa di più in Europa, con una curva epidemiologica in ascesa e un totale di oltre 31mila morti. Il ministro della Salute Olivier Véran ha parlato di una situazione che si è gravemente “deteriorata” con più di 94 casi ogni 100mila abitanti a settimana e ha annunciato nuove restrizioni. Misure contestate dai commercianti e dalle sindache di Marsiglia, Aix-en-Provence e di Parigi. Il 20 agosto Emmanuel Macron aveva escluso un nuovo lockdown, ma neanche una settimana ha dichiarato di non escludere misure drastiche, se necessarie. Nei giorni scorsi, due premi Nobel per l’economia hanno proposto di fare un “lockdown nazionale e preventivo prima di Natale”. Ma il ministro della Salute ha scartato l’ipotesi.

A oggi un terzo dei focolai è nelle scuole e nelle università: sono infatti il 32% degli 899 cluster in corso di analisi (ovvero 285 focolai). Segue il mondo del lavoro che ne conta 195. Poi gli istituti di sanità (ospedali, case di riposo, ecc.) con 97 focolai, e gli eventi pubblici o privati (77). Nel bollettino del 17 settembre scorso, il mondo della scuola contava 160 clusters (22% del totale) e il 10 settembre solo 26. La Francia è tra i Paesi europei che per prima ha riaperto le scuole, anche se solo su base volontaria e progressiva: i primi istituti, non senza polemiche, hanno riammesso i primi studenti già dalla fine del lockdown l’11 maggio scorso. Attualmente il protocollo sanitario prevede che le classi siano messe in quarantena solo se c’è un numero minimo di 3 positivi in classe.

La Francia, nel mezzo della pandemia, ha anche dovuto subire un cambio di governo. Il primo ministro Edouard Philippe si è dimesso il 3 luglio dopo la disfatta alle elezioni amministrative del partito En Marche e al suo posto è arrivato Jean Castex. Il rimpasto non ha aiutato il presidente della Repubblica e l’esecutivo a risalire nei consensi. A inizio settembre, secondo un sondaggio diffuso da Les Echos, solo il 35 per cento dei francesi intervistati ha detto di avere fiducia in Macron. E solo il 32% in Castex (-4 punti in poco più di due mesi di governo). Proprio Castex, intervistato da France 2, ha ammesso di non aver mai scaricato l’equivalente della App Immuni francese: “Sì spingo i francesi a scaricarla, ma non ce l’ho”, ha ammesso. Non proprio un’uscita utile per accrescere la fiducia dei francesi nelle istituzioni.

(di Martina Castigliani)

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