È stato il primo Paese al mondo a entrare in un secondo lockdown. Ha scelto di farlo in prossimità delle feste ebraiche, suscitando le proteste dei praticanti. In Israele, dove frange di ortodossi credono che il virus attacchi i miscredenti, il premier Benyamin Netanyahu ha stabilito che il lockdown, il cui termine è stato prorogato al 14 ottobre, durerà probabilmente “più di un mese” e potrebbe “volerci molto più tempo”. E agli esercizi commerciali che non si attengono alle restrizioni potranno essere tolti gli aiuti economici. Più di un terzo delle infezioni è tra gli ebrei ultraortodossi, a causa del superaffollamento e delle preghiere durante le quali “a volte violano le regole di condotta”, spiegano gli esperti.

Israele ha registrato più di 248mila casi di Covid-19 dall’inizio della pandemia e più di 1.500 morti. Inizialmente il Paese è stato lodato per la sua rapida risposta alla pandemia a marzo, ma la riapertura a maggio ha provocato un nuovo aumento delle infezioni durante l’estate e ora il Paese ha uno dei tassi di infezione pro capite più alti al mondo. Ha anche superato gli Stati Uniti nel rapporto tra morti da Coronavirus e numero di abitanti, arrivando a 3,5 morti per milione di abitanti mentre negli Usa è di circa il 2,2. Allo stesso tempo è al vertice dei Paesi con il più alto numero di nuovi contagi giornalieri, sempre rispetto alla popolazione.

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