In mattinata è tornato sulla vicenda il viceministro delle infrastrutture è trasporti Giancarlo Cancelleri (M5S) che su Radio Cusano Campus ha affermato: “Se Atlantia non rispetta la manleva entro il 30 settembre, procederemo alla revoca”. La manleva è uno dei nodi più aggrovigliati della trattativa. In sostanza il governo (tramite Cassa depositi e prestiti che è il soggetto pubblico direttamente implicato nel confronto) chiede che Atlantia si assuma l’onere di ulteriori eventuali risarcimenti che venissero decisi in sede di giudizio civile per il crollo del ponte Morandi. La società non ne vuole sentire parlare, per Atlantia i 3,4 miliardi di risarcimenti già decisi, chiudono la partita. L’altro tema rovente riguarda le modalità della vendita di Aspi che i grossi soci di Atlantia vogliono che avvenga nel pieno rispetto delle regole (e dei valori) di mercato. Nessun favore a governo/Cdp insomma

“Le responsabilità non si possono vendere, ha continuato Cancelleri, spero abbiano un sussulto di dignità. In questa vicenda le provocazioni mi pare siano all’ordine del giorno. Il metodo di Atlantia è sempre stato quasi ricattatorio. Non mi sembrano atteggiamenti consoni ad un dialogo con le istituzioni da parte di un’azienda che ha in concessione dei beni che appartengono allo Stato. Secondo me questi signori si erano convinti che le elezioni sarebbero andate in un certo modo e che il governo era arrivato alle battute finali. In realtà il governo si è rinsaldato e ora si ritrovano con le spalle al muro”. Il “mezzogiorno di fuoco” tra governo e Atlantia è fissato per venerdì prossimo. Data in cui è già fissato il Consiglio dei ministri che dovrà decidere se buttare nuovamente sul tavolo delle trattative-scontro la revoca delle concessioni. A questo punto Atlantia , al 30% dei Benetton e che controlla l’88% di Autostrade per l’Italia, ha tre giorni di tempo per modificare la linea e cercare un’intesa.

In merito alla lettera inviata dal governo ad Atlantia dopo quanto deciso nel consiglio di amministrazione della compagnia, il viceministro ha spiegato che “nella lettera il governo chiede di rispettare una parte dell’accordo, che è la manleva, cioè che le responsabilità civili, amministrative e penali che Aspi ha per il crollo del ponte e che la magistratura sta accertando, non possono passare insieme alle quote azionarie al nuovo socio Cdp”. Quindi “Atlantia deve mantenere queste responsabilità per sé, ma non vuole farlo. Per cui c’è questo braccio di ferro che se non si risolverà entro il 30 settembre, procederemo con la revoca”. Secondo me, ha osservato, “questi signori si erano convinti che le elezioni sarebbero andate in un certo modo e che il governo era arrivato alle battute finali. In realtà il governo si è rinsaldato e ora si ritrovano con le spalle al muro. Se si perde troppo tempo procederemo alla revoca, la strada è tracciata. In quel caso si commissaria Aspi, il commissario governativo gestirà per un periodo di transizione la società. Nel giro di un anno, due anni al massimo dovremmo avere il nuovo concessionario”.

Dopo i ripetuti avvisi del governo Atlantia accusa il colpo in borsa ma senza eccessivo scossoni. In mattinata il titolo perde circa l’1,5%.

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