Televisione

Il Paradiso delle Signore, le novità della terza stagione: ecco perché questa serie tv ha così successo

Abbiamo chiesto di raccontarci l'esplosione in termini di numeri e gradimento di questa serie a Giannandrea Pecorelli, capo di Aurora Film (con cui ha prodotto tra gli altri Notte prima degli esami) e Aurora Tv, ideatore e produttore della soap esportata anche all’estero

di Francesco Canino

Se c’è un clamoroso fenomeno in questo inizio di stagione televisiva è senza dubbio Il paradiso delle signore: poco più di un anno fa rischiava la chiusura, oggi invece la soap in onda dal lunedì al venerdì alle 15.55 è protagonista di un clamoroso testa a testa pomeridiano con Il segreto, con punte superiori al 20% di share e una permanenza media del 65%. Numeri importanti per la serie che va oltre i classici intrecci narrativi e sentimentali, narrando anche l’Italia del boom economico, l’immigrazione di massa dal Sud e l’affermazione lavorativa e sociale delle donne nei primi anni ’60. Ma qual è il segreto del successo? Lo abbiamo chiesto a Giannandrea Pecorelli, capo di Aurora Film (con cui ha prodotto tra gli altri Notte prima degli esami) e Aurora Tv, ideatore e produttore della soap esportata anche all’estero.

Partiamo dai freddi numeri: siete partiti dal 10/12% di share, oggi siete stabilmente sopra il 15% con punte di oltre 2 milioni di spettatori. Ve lo aspettavate?
Siamo molto soddisfatti e potenzialmente possiamo crescere ancora. Essere arrivati a una permanenza del 65% è una cosa importante perché non è facile fidelizzare gli spettatori. Il paradiso delle signore ha un pubblico fedele e attento, interessato al prodotto e alle storie, ed è un fenomeno che va oltre i numeri importanti del day time.

Dati aggiornati non esistono, ma si dice che sia il contenuto con più visualizzazioni su Rai Play.
Esatto, parliamo di milioni di visualizzazioni. Ma vanno molto bene anche le repliche su Rai Premium e su Rai Italia siamo il prodotto più visto. È interessante vedere come uno script drama abbia catturato diversi tipi di fruizione: del resto oggi ognuno si può creare il suo palinsesto.

Considera il passato dal prime time al day time una scommessa vinta?
Sì, anche se è stato un azzardo in cui non tutti credevano. Soprattutto è una scommessa vinta il passaggio produttivo: abbiamo cambiato la struttura narrativa e reggiamo con l’entusiasmo di tutto il cast ritmi che consentono di realizzare di 40 minuti al giorno di prodotto di qualità.

La formula del successo?
Dipende da più fattori. A cominciare dal modello di scrittura che è diverso da quello della soap classica: raccontiamo più linee ma con archi narrativi netti. Lo schema è più sul quotidiano: un episodio una giornata, mentre nella soap un giorno può durare anche quattro o cinque puntate. E poi abbiamo stabilito un “fuso orario” preciso rispetto agli anni ’60.

Ovvero?
C’è continuità temporale. A causa dello stop causato dal Covid e per via delle repliche ora è tutto sfalsato, ma dal 12 ottobre inizierà la terza serie e sarà il 12 ottobre del 1962: ricompatteremo l’unità di tempo con un cartello “quattro mesi dopo” per mantenere l’asse narrativo. Così le puntate di Natale, di San Valentino, o quelle di Sanremo, coincideranno con la realtà.

Quanto conta un buon cast?
È fondamentale. Abbiamo venti attori fissi, più altri dieci a rotazione e il pubblico si è affezionato a loro e ai personaggi che interpretano. Infatti le interazioni sui social sono clamorose. Il resto lo fanno gli autori, gli sceneggiatori e il lavoro editoriale di Rai Fiction: oltre alla capacità di raccontare i sentimenti, le ambizioni e le evoluzioni dei personaggi, raccontiamo l’Italia di allora. C’è la coppia che non può divorziare perché manca la legge, o se parliamo di un figlio illegittimo citiamo il caso più clamoroso, la storia tra Coppi e la dama bianca.

Cos’ha di diverso rispetto al Il segreto?

Il senso di accoglienza e familiarità. E poi la forte aspirazionalità. Poi ovviamente chi segue Il paradiso delle signore vuole anche gli intrighi sentimentali e finanziari, il coté della moda e del costume. Noi ci mettiamo anche gusto e ricercatezza nella scena e nella fotografia e soprattutto nella cura dei dettagli: tutto deve essere il più possibile di autentico e non artefatto.

A inizio 2019 Il paradiso delle signore era a rischio chiusura. Che cosa accadde?
Ci fu una lunga discussione interna sull’attribuzione di budget tra prime e day time. Ci sono stati momenti complicati poi le cose si sono risolte: oggi non solo è un prodotto consolidato ma anche un asset importante per la Rai.

Il format è stato venduto anche all’estero.
Rai Com, che è co-produttore del prodotto, ha espresso interesse affinché Il paradiso continuasse andare in onda anche perché le vendite estere sono molto buone, sia Spagna e Portogallo che nell’Europa dell’est.

Com’è lavorare sul set nel pieno dei protocolli anti-Covid?
Da giugno a oggi abbiamo già fatto otto controlli e sarà sempre più complicato ora che sono ricominciate le scuole. Siamo molto accorti ma è difficile monitorare ciò che accade fuori.

Il paradiso delle signore nasce in prima serata: le piacerebbe tornarci?
Con questa formula non è pensabile. Magari potremmo fare una puntata extra, ma per ora non è prevista.

La serie è ispirata al romanzo di Emile Zola, Au bonheur des dames. Ma è vero che uno spunto glie l’ha dato la sua amicizia con l’immensa Mariangela Melato?
Sì, lavorai con lei negli anni ’90 e mi sono ricordato che mi raccontò della sua esperienza da vetrinista della Rinascente di Milano. Allora mi sono detto: perché non raccontiamo il lavoro e l’emancipazione femminile dell’epoca? Diventare commesse spesso era il primo passo verso l’indipendenza. Così abbiamo studiato il sistema dei grandi magazzini dell’epoca, scoprendo tra le altre cose che le donne non potevano nemmeno salire negli spazi dove lavoravano gli impiegati uomini. La capocommessa glie lo impediva fisicamente.

Ultima domanda: ci svela le novità della terza stagione?
Il racconto riprende dal ’62, ci sarà qualche nuovo personaggio e due o tre colpi di scena clamorosi. Ma di più non posso dire.

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