Dopo 14 anni, scioperi e mobilitazioni….fumata bianca. Si è sbloccata la lunga trattativa sul rinnovo del contratto della sanità privata, scaduto ormai da oltre un decennio. A dare la notizia è stato il ministro della Salute Roberto Speranza attraverso facebook. Il contratto coinvolge oltre 100mila lavoratori delle strutture sanitarie private (medici esclusi) e si scontrava con il no di Aiop ed Aris, associazioni di categoria che fanno capo a Confindustria e agli enti religiosi.

“La notizia della ratifica definitiva da parte di Aris ed Aiop del contratto della Sanità Privata, con il via libera alla sottoscrizione, sicuramente risponde allo sciopero nazionale del 16 settembre scorso. Avevamo già raggiunto l’intesa nel mese di giugno, questi mesi ulteriori nei quali è stato negato ai lavoratori il diritto al contratto rappresentano sicuramente una pagina non bella delle relazioni sindacali”. Così, in una nota, i segretari generali della Fp Cgil, Serena Sorrentino, della Cisl Fp, Maurizio Petriccioli, e della Uil Fpl, Michelangelo Librandi. “Oggi è stata scritta una pagina storica per la Sanità italiana. Finalmente le lavoratrici e i lavoratori della componente di diritto privato si vedono riconosciuti gli stessi diritti di quelli della componente di diritto pubblico, a conferma della piena e concreta integrazione delle due anime del Servizio Sanitario Nazionale”. Scrive in una nota la presidente nazionale dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop) Barbara Cittadini.

Le associazioni datoriali festeggiano anche perché non saranno solo loro a mettere mano al portafogli. Il differenziale rispetto alla sanità pubblica sarà infatti colmato con i contributi delle regioni e dello Stato che si faranno carico per il 50% dell’aspetto economico del rinnovo. Proprio il timore che non tutte le regioni fossero in grado di rispettare gli impegni è stato il fattore che ha prolungato la trattativa nonostante ci fosse già una pre-intesa firmata. Ogni anno le strutture sanitarie private incassano 8 miliardi di euro, per il 94% si tratta di introiti che provengono da servizi svolti per conto del servizio sanitari nazionale.

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