“Dagli anni ’80, con il ricorso eccessivo alla decretazione d’urgenza, il Parlamento è diventato un organo di ratifica. E questo avviene anche a causa del scadere della qualità del personale parlamentare, per colpa di regole inoculate nel sistema: liste bloccate e pluricandidature. Quindi per recuperare il ruolo del Parlamento occorre una buna nuova elegge elettorale”. Le parole del giurista e costituzionalista Michele Ainis, pronunciate nel corso di un convegno al Senato nello scorso luglio, diventano ancor più importanti alla luce del taglio del numero di parlamentari approvato con il referendum del 20 e 21 settembre. E i partiti, dopo la vittoria del Sì, sembrano tutti d’accordo, almeno a parole. Il problema resta il “come” restituire potere all’elettore nella scelta degli eletti. Preferenze o collegi uninominali? “Per togliere ai segretari dei partiti il potere di nominare i parlamentari si ripristino le preferenze” è la posizione del Movimento 5 stelle.

“Gli elettori hanno il diritto di scegliersi gli eletti” afferma Teresa Bellanova, ministra dell’Agricoltura, nonché capo delegazione di Italia Viva al governo. Ma la ministra non si sbilancia su preferenze o collegi uninominali, perché – come conferma Federico Fornero di Leu – questo tema rientrerà nella partita più ampia dell’accordo tra tutte le parti sulla nuova legge elettorale. dLeu e Iv si oppongono alla soglia di sbarramento fissata al 5%: il partito guidato da Matteo Renzi preferirebbe il sistema maggioritario al proporzionale, su cui fonda il testo base in discussione in Parlamento. “Se mi portano una legge elettorale come quella delle Regioni, che la sera del voto ti dice chi ha vinto e ci sono le preferenze a livello provinciale, io la voto in tre secondi” afferma Matteo Salvini. In Forza Italia, Laura Ravetto premette che la discussione nel partito guidato da Silvio Berlusconi su questo tema è ancora aperta. “Io sono a favore dei collegi uninominali – afferma – perché le preferenze sono un modo furbesco per far credere all’elettore di scegliere, in realtà poi sono clientele”.

A favore dei collegi uninominali anche Maurizio Martina del Partito democratico: “Personalmente credo siano lo strumento migliore”. Ma anche in casa dem, fanno sapere dalla segreteria, la decisione non è ancora stata presa. “Il tema delle liste bloccate è stato davvero un’occasione perduta per i partiti italiani che hanno finito per premiare la fedeltà ai capi partito. Noi siamo favorevoli al superamento delle liste bloccate“, afferma Federico Fornero, di Leu, che dopo aver criticato le preferenze, vede positivamente la scelta dei collegi uninominali, non escludendo che alla fine la quadra tra i partiti possa convergere verso “un sistema misto, con una quota minoritaria di listini bloccati e la stragrande maggioranza di collegi o preferenze”. Secondo il senatore “questo tema è un tema giusto e anche la raccolta firme promossa da ‘Il Fatto Quotidiano’ possa essere utile, perché le liste non stanno dentro il sentimento popolare”.

Articolo Precedente

M5s, Crimi: “Avviato percorso per nuova governance, non si prescinde dagli iscritti. Voto su Rousseau? Non vedo altri strumenti”

next
Articolo Successivo

Legge elettorale e preferenze, Morra: “Rischio voto di scambio? Esiste in alcune zone, ma si può ridurre aumentando elettori per seggio”

next