Si chiama Elliot Dallen. A 29 anni, nel 2018, gli è stato diagnosticato un carcinoma adrenocorticale. Elliot ha scritto sul Guardian parole che sono un dono prezioso per chi può leggerle. Nell’aprile 2020, in piena emergenza coronavirus, questo ragazzo di Cardiff scriveva che il suo cancro non gli avrebbe fatto vedere l’altra parte del lockdown. Elliot ha provato anche una terapia sperimentale ma non ha voluto continuare perché la vita “è vivere non accumulare anni”. Non c’è cura per il suo male. Accettarlo è stato difficile e quando lo ha capito, la sua battaglia ha cambiato faccia ma è rimasta durissima: “Non avendo più niente per cui combattere, non mi restava che aspettare. La battaglia è diventata mentale e mi ha costretto a riflettere… Non ho chiesto una prognosi specifica, perché non credo ci sia molto da guadagnare nel farlo, ma penso che sia questione di settimane”.

“Ho capito l’importanza della gratitudine”. Avere “una famiglia straordinaria, amici presenti con i quali non ho lasciato niente di “non detto” ha scritto, aggiungendo che “una vita come la sua, se vissuta bene, si può considerare abbastanza lunga. Questo può significare diverse cose: per alcuni viaggiare, per altri restare attivi. Il corpo umano è una cosa meravigliosa, lo apprezzi solo quando inizia a deluderti. Prenditi cura del tuo corpo, è l’unico che hai. La maggior parte delle persone presume di vivere fino a tarda età, io sono stato costretto a considerare l’invecchiamento come un privilegio. Non lamentatevi dei capelli grigi, delle rughe: siate contenti di averli. Se ritenete di non aver sfruttato al meglio l’ultimo anno, provate a utilizzare meglio il prossimo”.

Le parole di Elliot, come un testamento per tutti: “È una pillola amara da ingoiare, ma a me ha donato i due anni migliori della mia vita. La vulnerabilità mi ha permesso di capire che persone meravigliose siano mia sorella e i miei genitori, i miei amici”.

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