E noi che ci lamentiamo delle “task force”. Per carità, magari anche a ragione, ma non è che altrove se la passino sempre molto meglio. Il governo britannico sta ad esempio firmando contratti a raffica con i colossi della consulenza come PwC, Deloitte, McKinsey per farsi consigliare su tutto quanto ha a che fare con il Covid. Dalle attrezzature di protezione individuale, all’organizzazione delle campagne di test e all’acquisto di respiratori.

Ne dà notizia in questi giorni la stampa britannica, Guardian e Financial Times in particolare, secondo cui, sinora, il governo britannico ha staccato assegni per 109 milioni di sterline (121 milioni di euro) per 106 contratti di consulenza. Molti di questi contratti, alcuni dei quali siglati già in marzo, stanno venendo alla luce soltanto adesso, in contrasto con la normativa britannica che prevede una comunicazione entro 30 giorni. A guardare il contenuto di alcuni accordi ci capisce anche il motivo per cui Downing Street non avesse tutta questa fretta di renderli pubblici. Da quanto emerge, sfruttando l’emergenza, molti di questi contratti sono stati assegnati senza concorso.

McKinsey ha ad esempio ottenuto un contratto da 564mila sterline per sei settimane (14mila sterline al giorno) per aiutare il servizio sanitario a definire “visioni, obiettivi e narrativa”. La società Public First ha incassato 1 milione per aiutare i ministri britannici “a trarre vantaggio dalle lezioni della crisi del Covid”. Deloitte ha siglato accordi per circa 7 milioni di sterline. Tra i compiti il supporto nell’organizzazione di siti per i test di massa. Esiti fallimentari con risultati smarriti o inviati alle persone sbagliate, critiche in tutto il paese ma la società passa comunque all’incasso spiegando che il suo compito era solo quello di aiutare il governo a velocizzare l’esecuzione dei test. Il record di incassi e contratti va a PwC che grazie all’emergenza Covid ha intascato più di 20 milioni di sterline spalmati su 11 contratti. PA Consulting ha incassato 18 milioni di sterline per una consulenza sul programma di acquisto di respiratori. EY, attualmente nell’occhio del ciclone per la vicenda della bancarotta del gruppo tedesco Wirecard, ha portato a casa accordi per 5 milioni per suggerimenti sul tracciamento dei contagiati, Kpmg per 4,5 milioni. Altri 8 milioni sono andati a Boston consulting group per aiutare a sostenere i paesi poveri colpiti dal virus.

Sullo sfondo si rafforzano i dubbi sulle conseguenze dei continui tagli ai budget della sanità pubblica britannica. Il Guardian riporta l’opinione del ricercatore del centro studi Institute for government Tom Sasse: ” Mentre le risorse del servizio pubblico sono state significativamente ridotte negli ultimi anni, abbiamo assistito a dipartimenti pubblici che fanno sempre più affidamento sulla consulenza privata. Ma non è affatto chiaro se questi servizi siano stati usati bene e se abbiano portato qualche miglioramento”. In queste anni molte di queste stesse società, a cominciare da McKinsey, hanno fornito consulenze al governo britannico su come procedere più speditamente nel percorso di privatizzazione del servizi sanitario pubblico.

Proprio in questi giorni migliaia di dipendenti del servizio sanitario pubblico britannico hanno manifestato in difesa, appunto, della sanità per tutti e anche per un riconoscimento economico dopo gli sforzi sostenuti durante la pandemia. Novecentomila addetti del servizio sanitario sono infatti rimasti esclusi dagli aumenti salariali decisi dal governo poiché con un’anzianità di lavoro insufficiente. La pandemia ha causato oltre 500 vittime tra i dipendenti del servizio sanitario nazionale a causa della continuata esposizione al contagio.

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