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L’Eredità, il professore Niccolò Pagani: “Sarei un codardo se non tornassi a scuola. Mi sconvolge chi parla di ‘isolamento’ in caso di febbre”

Il professore delle medie aveva lasciato il famoso quiz perché sentiva la mancanza dei suoi studenti. Il Corriere della Sera lo ha intervistato: "Credo che un genitore dovrebbe essere contento se a scuola ci fosse un incaricato a misurare la febbre. E mi sconvolge anche chi parla di “isolamento” nel caso in cui la temperatura sia oltre il dovuto"

di F. Q.

Aveva lasciato il quiz L’Eredità, dove era campione da molte puntate, perché non poteva più stare lontano dai suoi studenti: “Mi mancano“. Così Niccolò Pagani, professore delle medie, era tornato a casa nonostante le vittorie. Idolo del web, il Corriere della Sera lo ha intervistato: “Se non tornassi in classe per paura mio sentirei un codardo. Avere un’agenda di lungo periodo è difficile, lamentarsi inutile. Torniamo e rispettiamo le regole”, ha detto.

Pagani ha affermato di essere molto colpito dal “paragone infelice ‘la scuola come un lager’. Nessuno dovrebbe osare dirlo, neanche per provocazione. E non solo perché significa sminuire un luogo di felicità accostandolo a uno degli orrori”. Il professore si è detto anche d’accordo sull’uso della mascherina: “Io sono per il rientro a scuola a tutti i costi, in presenza e con lo stesso numero di ore. Se c’è bisogno per contenere la diffusione e proteggere le fasce adulte, i genitori e i nonni, i ragazzi devono farlo”. E quanto al termoscanner: “Credo che un genitore dovrebbe essere contento se a scuola ci fosse un incaricato a misurare la febbre. E mi sconvolge anche chi parla di “isolamento” nel caso in cui la temperatura sia oltre il dovuto… Che differenza c’è col bambino che rimane dal bidello dopo essere caduto, in attesa di un genitore, perché piange e non vuole tornare in classe? Lo si fa da 100 anni “. Niccolò non vede l’ora di rientrare a scuola: “Io ho 34 anni: non posso giudicare chi ha l’asma o una certa età. Ma non vedo l’ora. E non mi sono mai posto il problema della possibilità di contagio. Mio padre è medico, ha 68 anni ed è sempre andato in ospedale tutti i mesi del lockdown. Se ora io non tornassi in classe per paura, non starei bene con me stesso”.

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