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Johnson Righeira: “Con Micheal non abbiamo più niente da condividere. Ho dilapidato i soldi man mano che li guadagnavo…”

In un'intervista al Corriere della Sera Stefano Righi, racconta i motivi della rottura e gli anni del successo: dagli incontri con Boy George e Stevie Wonder alla volta in cui si fece Riccione-Salerno in taxi...

di F. Q.

L’estate sta finendo, stavolta per davvero. In un’intervista al Corriere della Sera Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, racconta il passato – definitivamente concluso – del duo che ha fatto ballare generazioni con No Tengo Dinero, Vamos A La Playa e L’Estate Sta Finendo. L’anima festaiola delle vacanze e quella romantica dell’ultimo bacio in spiaggia. Nel 2015 la separazione: non è stata la prima rottura con il collega Michael Righeira (Stefano Rota) ma, conferma, è quella definitiva. “Tornare insieme? Non credo proprio“.

“I motivi – aggiunge – sono gli stessi, con aggravanti. Non abbiamo più niente da condividere“. Nell’intervista al Corriere racconta gli episodi degli anni d’oro: il successo internazionale, le notti infinite seguiti dai ritardi clamorosi che facevano aspettare pullman, aerei, fan già sotto il palco. Anni vorticosi, bruciati in fretta: “Sono riuscito a dilapidare i soldi man mano che li guadagnavo. Andava tutto così veloce…”

Una volta, a Parigi, finirono in tv con i Culture Club e Boy George in camerino che cantava Vamos a la playa: “Fu un bel flash. Poi conobbi Greg Kihn, di Jeopardy. Era circondato da truccatrici e parrucchiere e disse: che belle le vostre canzoni! Un’altra volta incrociammo i Trammps di Disco Inferno che ci fecero i complimenti. A Colonia trovammo Stevie Wonder che muoveva la testa ascoltando la nostra Hey Mama, così mi avvicinai a stringergli la mano: ho ancora la pelle d’oca…”

Tra gli episodi che Righi racconta nell’intervista ci sono le camere d’hotel lasciate di pomeriggio, incuranti delle cameriere furiose. O gli aerei che li aspettavano perché il discografico chiamava il capo scalo, e loro comparivano “sotto gli sguardi omicidi degli altri passeggeri“. Le sveglie che suonavano inutilmente qualche volta sono state pagate care, racconta Johnson: “Ero a Riccione e ci aspettavano a Campagna, nel Salernitano. Ero con una fidanzata e facemmo tardi. Morale: non sentii la sveglia. Era Ferragosto e i treni utili erano tutti partiti, così fui costretto a chiamare un taxi. Quando arrivammo la folla stava già aspettando e il tassametro segnava un milione e duecentomila lire”. Se la cavò con lo sconto clemente del tassista: 900 mila lire.

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