La Spagna costruirà il muro anti-migranti più alto al mondo per sigillare ulteriormente le sue due enclave in terra marocchina, Ceuta e Melilla, e annuncia l’intervento come un modello di etica: “Abbiamo tolto il filo spinato in cima ai reticolati dopo che tante persone si sono ferite nel tentativo di scavalcare. L’opera è una nostra priorità”, si sono affrettati a giustificare il premier socialista Pedro Sanchez e il suo ministro dell’interno, Fernando Grande-Marlaska.

Pochi giorni fa sono partiti i lavori per sostituire le attuali barriere, volute e realizzate nel 2005 dall’allora primo ministro Zapatero e alte poco più di sei metri: una doppia fila di reticolato che corre lungo i confini territoriali delle due propaggini geograficamente distaccate della Penisola Iberica e dunque Europa a tutti gli effetti. Entro pochi mesi saranno operative le barriere più alte mai realizzate, con lo scopo di bloccare il passaggio di migranti. L’intervento costerà oltre 17 milioni di euro, cifra più o meno equamente divisa tra le due città.

In una frettolosa corsa sulle dimensioni, la Spagna potrà vantare un muro, sebbene di acciaio e legno, alto 10 metri, quasi un metro in più rispetto all’opera voluta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla linea di confine col Messico, ferma a 9,1 metri.

Un notevole salto in avanti. Quanto alla questione etica se ne può discutere. Il progetto della nuova, doppia realizzazione per ‘proteggere’ le due città autonome spagnole sul suolo africano, oltre che nelle dimensioni presenta una novità proprio sulla cima. Al posto del filo spinato i progettisti della ditta che realizzerà materialmente i lavori (un’azienda spagnola che ha già costruito una barriera anti-missili alta 30 metri all’aeroporto israeliano di Eilat) verrà piazzato un cilindro di acciaio del diametro di oltre mezzo metro che renderà praticamente impossibile per i migranti trovare gli appigli necessari per passare dall’altra parte. Il cilindro doveva essere mobile e quindi ancora più pericoloso, poi, alla fine, Madrid ha dato il via libera al blocco fisso.

Niente più ferro tagliente della concertinas, il filo spinato, ma l’insidia di una presa instabile col rischio di precipitare da un’altezza simile a quella di una palazzina di quasi tre piani. La parte bassa della struttura sarà realizzata in legno d’acero, fino a 6 metri, la parte superiore invece in acciaio. La nuova barriera percorrerà la linea di confine tra Marocco e Spagna per 8 chilometri a Ceuta e 12 a Melilla. Eppure è quello di Ceuta l’intervento più complesso, reso difficoltoso dalla conformazione del territorio, con un’estremità sul mar Mediterraneo nei pressi del varco frontaliero di Tarajal II e l’altro capo ai piedi del monte della ‘Donna morta’, nella frazione di Benzù.

Le intenzioni del governo Sanchez sono chiare: fermare l’emorragia di ingressi illegali in Spagna che continuano a ripetersi con una certa frequenza. Il governo, in particolare, vuole evitare fughe di massa come quella capitata nel luglio del 2018, quando oltre 600 migranti, in larga parte sub-sahariani ma con la presenza anche di algerini e marocchini, riuscirono a eludere i controlli valicando il doppio reticolo. In quell’occasione si verificò una falla globale del sistema e proprio quell’episodio spinse le autorità spagnole a mettere in pratica i primi interventi di protezione. Sempre più sofisticato l’impianto di vigilanza, con ben 66 telecamere lungo tutto il tratto frontaliero, di cui 14 a rilevazione termica, sensori di movimento, un’apparecchiatura per il riconoscimento facciale ai varchi di Tarajal II (Ceuta), Beni Enzar, Barrio Chino, Mariguari e Farhana (Melilla).

Dal grande esodo dell’estate di due anni fa i tentativi si sono ripetuti, fino ai fatti più recenti, a cavallo tra il 2019 e il 2020. Da rilevare quello del novembre scorso, quando un furgone con all’interno 52 migranti, tra cui 16 bambini, ha sfondato il varco di frontiera schiantandosi contro la recinzione e provocando diverse vittime. Le misure adottate dal governo Sanchez hanno portato dei risultati, visto che l’anno scorso il numero dei migranti illegali entrati in Spagna è stato 24mila, il 41% in meno rispetto ai 65mila del 2018.

I lavori per il nuovo muro anti-migranti dovevano essere già nel vivo, ma l’emergenza coronavirus ha ritardato l’iter. Pandemia che sta provocando un’altra crisi umanitaria: “Con la scusa del rischio contagio, il governo spagnolo ha chiuso a tempo indeterminato le due frontiere a Ceuta e Melilla – sostiene un attivista di Digmun Ceuta che collabora anche con Alarm Phone, due organizzazioni che si occupano di diritti dei migranti nell’area – Oltre ai migranti chiusi nei centri di accoglienza temporanea, a Ceuta in più ci sono centinaia di minori marocchini e algerini intrappolati nell’area portuale. E poi c’è il dramma delle lavoratrici marocchine che prestano servizio nelle due enclave, penso in particolare alle domestiche, oltre alle donne che trasportano merci. Madrid non è mai stata così brutale come adesso a Ceuta e Melilla”.

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