C’è la necessità di avviare, senza esitazioni, “l’opera di ricostruzione” seguendo la rotta della “qualità” e della “capacità progettuale”, sconfiggendo “spinte alla chiusura” e al “risentimento” e rispettando l’ambiente. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio inviato per l’inaugurazione del Meeting di Comunione e Liberazione, spinge per una ripartenza rapida dopo la crisi innescata dal coronavirus senza dimenticare quanto avvenuto negli scorsi mesi.

La “terribile pandemia” che “semina sofferenze e morte e morte a ogni latitudine” facendo “irruzione nella nostra storia” e “costringendoci a un rallentamento” sotto il profilo economico e sociale merita una “riflessione”. Allo stesso tempo, spiega il capo dello Stato, “siamo ora chiamati a ripartire con maggiore qualità, con più forte coscienza di comunità, con un nuovo sviluppo che rispetti la natura e superi le discriminazioni sociali”.

L’opera di ricostruzione, la chiama Mattarella, “non può attendere” e ha bisogno di tre elementi: “Profonda idealità, di ampia visione, di grande concretezza”. Pur nella consapevolezza che le “condizioni materiali” hanno un peso specifico “nei passaggi più importanti”, per il presidente della Repubblica, il “rilancio è possibile” a condizione che il “legittimo gioco di interessi” siano accompagnato da “capacità progettuale, tendenza allo sviluppo integrale della persona, impegno per la crescita di umanità che sconfiggano spinte alla chiusura, al risentimento, all’avversione”. Elementi, questi ultimi, che “condurrebbero al fallimento”.

L’Unione Europea, ricorda Mattarella, è stata capace di “cogliere il cambiamento” nella sua risposta alla pandemia e nel progettare la ripartenza attraverso la serie di strumenti di aiuto economico messi in campo in questi mesi. Quel solco tracciato a Bruxelles, dice il capo dello Stato, è la “premessa di un rilancio dell’Italia, che “ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili”. Perché, sottolinea, il Paese può “costruire un domani adeguato per i suoi figli” soltanto “nell’integrazione e nella solidarietà europea”.

Una sfida che non è solo di decisori politici e istituzioni, ma dell’intera nazione: “All’impegno economico, sociale, culturale che ne deriva – conclude Mattarella – tutti possiamo e dobbiamo contribuire. Le istituzioni anzitutto e l’intera società, con le sue forze economiche e le sue preziose autonomie sociali. Questo è il percorso per colmare i ritardi e rendere più saldi l’Italia e l’avvenire delle sue giovani generazioni”.

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