“Di male in peggio”, il titolo del report di Standard&Poor’s sulle prospettive del settore aereo è già tutto un programma. Le compagnie di tutto il mondo si trovano a fronteggiare la peggior crisi di sempre, con un calo del traffico stimato per quest’anno tra il 60 e il 70%. Una revisione al ribasso rispetto alle già foschissime previsioni dello scorso maggio che ipotizzavano un meno 55%. Il pieno recupero del traffico pre-Covid è previsto solo nel 2024, una lunga traversata nel deserto insomma. Nel 2021 i passeggeri trasportati saranno ancora il 30-40% in meno rispetto al periodo antecedente la pandemia, nel 2022 fino al 20% in meno, nel 2023 fino al 15%. Per avere un vago termine di paragone si consideri che quella che fino a ieri era stata considerata la crisi più dura, ossia i mesi dopo l’11 settembre 2001, aveva fatto registrare una riduzione dei ricavi del 12% e si era risolta in termini relativamente brevi. Lo scorso aprile è stato un mese catastrofico con ricavi praticamente azzerati (- 94% rispetto allo stesso mese del 2019). Appena un poco meglio maggio (- 91%) e giugno (-87%). La prima metà dell’anno si è così chiusa con incassi più che dimezzati (- 58%)

Standard and Poor’s fa poi il suo lavoro che è quello di valutare la capacità di un’azienda di ripagare i debiti contratti con gli obbligazionisti. Sotto questo aspetto le notizie sono leggermente migliori visto che l’agenzia di rating non si attende una pioggia di ulteriori revisioni al ribasso sull’affidabilità creditizia dopo quelle già effettuate nei mesi scorsi. Solo tre compagnie conservano però un giudizio “investment grade”, ossia pari o al di sopra al voto BBB- che fa da spartiacque tra società considerate relativamente sicure e quelle più rischiose. Si tratta di Ryanair, Easyjet e Southwest Airlines. Non tanto perché non subiranno come le altre il calo del traffico, ma perché dispongono di consistenti risorse finanziarie proprie. Le low cost sono inoltre focalizzate su tratte a breve – medio raggio, meno colpite rispetto ai voli lunghi.

La ciambella di salvataggio degli aiuti statali – Il report tiene conto anche dei sostanziosi aiuti pubblici che sono stati erogati a molte compagnie europee e statunitensi. La sola Lufthansa ha ricevuto un assegno da 9 miliardi di euro da Berlino. Soldi che in alcuni casi hanno permesso di evitare di portare i libri in tribunale. Secondo il report, grazie a garanzie e sostegni pubblici, le prime quattro compagnie statunitensi hanno oggi una capacità di indebitamento per almeno 15 miliardi di dollari. Non è stato così in America latina, dove sono molti i vettori finiti in bancarotta. Avianca, Aeromexico, Latam Airlines hanno al momento un voto “D” che sta per default, ossia insolvenza.

Calo permanente per i viaggi per lavoro, tiene il settore cargo – Si viaggerà meno per lavoro ma ci saranno anche meno soldi per viaggiare per piacere a causa della crisi, spiega il report. Per ora i viaggi di lavoro, la tipologia più redditizia per le compagnie, non hanno dato significativi segnali di ripresa. Il ricorso a soluzioni alternative adottate in questi mesi, come le videoconferenze, è destinato a produrre effetti duraturi se non permanenti. A livello geografico l’estremo Oriente mostra qualche primo segnale di recupero. Ancora nulla invece in Europa e in America. Tiene invece il settore cargo e di conseguenza le compagnia che ricavano quote significative dal trasporto di merci risultano meno colpite.

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