In Premier League giocano calciatori provenienti da 53 Paesi, dalla Nuova Zelanda alla Tanzania passando per l’Iran e il Paraguay. In questa stagione, per la prima volta, si è aggiunta a questa lista anche Cuba grazie a Onel Hernandez, esterno del Norwich che nel campionato appena concluso ha collezionato 26 presenze, riuscendo anche a segnare un gol. Se solitamente questi giocatori vengono portati in trionfo nel loro Paese d’origine, diventando uno stimolo per tutti gli altri giovani ragazzi che sperano di poter seguirne le orme, questo non è successo a Hernandez. Non solo non ha ancora giocato nemmeno un minuto con la Nazionale di calcio cubana, ma è ancora praticamente uno sconosciuto, e solo pochi appassionati tra L’Avana e dintorni sanno chi sia.

Hernandez è nato nel 1993 a Moron, una cittadina al centro dell’isola di Cuba. Per la sua posizione geografica, è sempre stata una meta di passaggio per chi si muove da una parte all’altra dello Stato. Così è stato anche per Onel, che quando aveva appena 6 anni è emigrato verso la Germania per raggiungere la madre, che lì, in un viaggio a metà Anni Novanta, aveva trovato l’amore e dove aveva deciso di trasferirsi e crescere il proprio piccolo. La madre – racconta la Bbc – non ha potuto inizialmente portare con sé suo figlio perché il padre naturale di Onel non aveva intenzione di firmare i fogli necessari perché partisse. Per questo l’esterno del Norwich ha vissuto i primi anni di vita da solo, crescendo in diverse comunità. A 6 anni la tanto attesa firma è arrivata e così Onel ha potuto iniziare la sua nuova vita.

Giunto in Germania, in un paesino alle porte di Dortmund, ha iniziato a giocare a calcio grazie alla spinta del patrigno mostrando fin da subito il suo talento. Compiuti i 10 anni entra nelle giovanili del Gutersloh. Il suo primo allenatore, Christian Ziege, lo ricorda come un giocatore molto veloce e pieno di capacità, incline al duro lavoro. Doti che gli permettono, nell’ottobre del 2010, di esordire con la Nazionale tedesca Under 18. Dopo aver giocato nelle seconde squadre di Werder Brema e Wolsfburg, la sua prima esperienza nel calcio che conta è con la maglia dell’Eintracht Braunschweig, nella serie B tedesca. Le sue buone prestazione gli valgono le attenzioni del Norwich, che lo acquista nel gennaio del 2018 per 2,5 milioni.

Dopo un periodo di ambientamento, riesce velocemente a giocare a un buon livello aiutando i Canarini, soprannome del club, a conquistarsi la promozione in Premier League. Nel post partita lo si vede festeggiare con la bandiera di Cuba sulle spalle. Nell’agosto successivo arriva, contro il Liverpool ad Anfield, l’esordio in Premier League: è il primo cubano della storia a riuscirci. Di tutta questa bella storia però i suoi connazionali sanno poco o niente, e soprattutto Hernandez non è mai stato preso in considerazione dalla Nazionale cubana, nonostante sia ovviamente tra i migliori giocatori del Paese. Per capire il perché di tutto questo bisogna prima comprendere quale sia il ruolo del calcio a Cuba e sia gestito dalla federazione locale.

Gli sport tradizionali dell’isola sono il baseball e la boxe. Fin dagli Anni ’50 sono state queste le due principali discipline che hanno riempito i cuori e i muscoli dei cubani. In particolare, il baseball era considerato un modo di rispondere ai nemici giurati di Cuba, gli Stati Uniti. Sfidarli sul loro terreno preferito in ambito sportivo rappresentava per il regime un grosso incentivo per spingere gli isolani a prendere mazza e guantone. Quando però i soldi della MLB, la lega di baseball americana, hanno iniziato ad attirare i migliori giocatori, il governo si è ricordato del calcio, iniziando un lento, e non particolarmente fruttuoso, processo di “educazione calcistica”.

La Nazionale cubana vanta anche una partecipazione ai Mondiali, che risale all’edizione 1938. Da allora le cose non sono molto cambiate a livello di risultati, ma i cubani hanno iniziato a mostrare maggior interesse nei confronti del calcio, e oggi alcuni canali televisivi trasmettono gli highlights delle partite europee. Il complicato accesso a Internet però rende difficile per i cubani seguire quotidianamente il calcio e quando possono farlo sono più attratti dai grandi giocatori e dalle grandi squadre, più che dal Norwich. Se così si può spiegare il perché Hernandez non sia considerato un modello dai suoi compatrioti, resta irrisolto il perché gli addetti ai lavori del calcio cubano non lo prendano in considerazione.

La risposta è meno sociologica e molto più politica. Il calcio cubano è sotto l’ombra della Inder, il reparto governativo per lo sport e l’educazioni fisica: tutto quello che riguarda questi aspetti dell’isola deve passare sotto il suo controllo. L’ex allenatore dei Leones Del Caribe, Raul Medeiros, intervistato dalla Bbc proprio su questo argomento, ha risposto dicendo di non avere una risposta, perché “non posso decidere niente, per capirci qualcosa dovete andare dalla Inder e chiedere”. La Nazionale cubana occupa la posizione numero 179 nel ranking mondiale della Fifa. Questo però, almeno fino a questo momento, non è stato abbastanza per convincere il governo dello sport cubano a fare un’eccezione e convocare Hernandez, che quindi continua a ricoprire l’incredibile ruolo di essere il miglior giocatore del suo Paese, ma non poter giocare per i suoi colori.

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