“Si teme che una grande quantità delle riserve di grano nel porto siano state colpite o distrutte dall’esplosione. Le scorte sono gravemente danneggiate e temiamo che presto avremo un problema con la disponibilità di farina per il Paese”. All’indomani dell’esplosione a Beirut, che ha reso irriconoscibili alcune zone della città, il responsabile delle emergenze della Fao, Dominique Burgeon, lancia l’allarme sulla distruzione dei silos di grano installati vicino al porto, dove la deflagrazione ha ucciso almeno cento persone e ne ha ferite 4mila. Il Libano, che vive sulle importazioni e dove la crisi economica ha polverizzato la classe media, rischia di avere “a breve termine un problema di disponibilità di farina”, ha detto ancora Burgeon.

Il prezzo dei prodotti alimentari di base era già alle stelle in Libano, colpito da una profonda depressione economica con una inflazione che ha raggiunto il 109% tra settembre e maggio, secondo il World Food Programme (WFP), un’altra agenzia delle Nazioni Unite. Anche Maya Terro, fondatrice di ‘Food Blessed’, una ong libanese che distribuisce aiuti alimentari, teme carenze, poiché il porto è la principale porta di accesso alle importazioni. “Il Libano – ricorda – importa l’80% del suo cibo”.

Secondo la società di import-export libanese Mena Commodities, riporta oggi l’emittente australiana Abc, i silos che si trovavano nel porto di Beirut contenevano circa l’85% delle riserve di cereali del Libano. Il disastro, dunque, promette di deteriorare ulteriormente la già grave condizione di centinaia di migliaia di bambini che soffrono la fame nel Paese.

Da parte sua, il ministro dell’Economia e del Commercio, Raoul Nehme, ha sottolineato che il grano che non è andato distrutto è comunque inutilizzabile perché è stato “contaminato” dall’esplosione del nitrato di ammonio che si trovava in un vicino deposito. Il ministro ha comunque aggiunto che per il momento il Paese ha una quantità sufficiente di grano. Non più tardi della settimana scorsa l’organizzazione Save the Children aveva indicato che nell’area metropolitana di Beirut quasi un milione di persone non possono permettersi di comprare generi di prima necessità – cibo compreso – a causa delle forti difficoltà economiche in cui si trovano per diretta conseguenza del lockdown imposto contro la pandemia di coronavirus. Tra loro, ci sono anche mezzo milione di bambini, aveva sottolineato la ong. “Cominceremo a vedere bambini che muoio di fame prima della fine dell’anno”, aveva detto Jad Sakr, vice direttore di Save the Children in Libano.

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