Dopo una partita a poker con i creditori durata sette mesi, il governo argentino ha trovato un accordo con i detentori del 60% delle obbligazioni scambiabili e del 51% delle obbligazioni globali in circolazione per ristrutturare il suo debito di 65 miliardi di dollari (circa 55 miliardi di euro). I lunghi negoziati hanno portato, ha dichiarato il presidente Alberto Fernandez, a una “una significativa riduzione del debito”, adeguando le date dei pagamenti senza aumentare l’importo totale del capitale e degli interessi da pagare. Quest’anno, per la seconda volta in due decenni, l‘Argentina non ha ripagato gli interessi dovuti andando così in default tecnico.

Tra i creditori ci sono grandi fondi di investimento come BlackRock e Fidelity. Il Paese, colpito duramente dal Covid, era in crisi già prima tra inflazione galoppante, crollo del valore del peso e pil in calo per il terzo anno consecutivo. Di qui la scommessa di Fernandez, che ha negoziato per cercare di ridurre l’impatto dell’indebitamento in valuta estera cresciuto sensibilmente negli anni di governo di Mauricio Macri.

Le nuove obbligazioni in dollari ed euro del 2030 cominceranno ad essere rimborsate nel luglio 2024 e scadranno nel luglio 2030, con la prima rata pari alla metà di ogni rata rimanente. D’altra parte, le obbligazioni in dollari ed euro del 2038 inizieranno ad essere ammortizzate a partire dal luglio 2027 e scadranno nel gennaio 2038.
L’Argentina, spiega una nota, adeguerà alcuni aspetti delle clausole di azione collettiva nei nuovi documenti per “rafforzare l’efficacia del quadro contrattuale come base per la risoluzione delle ristrutturazioni del debito sovrano”.

L’accordo dei creditori è “espressamente subordinato all’inclusione di questi aggiustamenti proposti nei nuovi documenti obbligazionari argentini”. Inoltre, l’Argentina non sosterrà alcuna spesa in relazione alla transazione, che sarà coperta esclusivamente dai titolari delle obbligazioni ricevute nell’ambito dell’invito modificato.

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