Un bonus per chi paga con carte o bancomat, dedicato solo ad alcune tipologie di spesa e in vigore fino a fine anno. Un modo per spingere i consumi in quei settori più colpiti dalla crisi per il coronavirus e allo stesso tempo fare un passo nella “transizione verso il cashless” più volte invocata dal premier Giuseppe Conte. L’idea è contenuta nelle anticipazioni del decreto agosto: il testo, nelle intenzioni del governo, dovrà essere varato la prossima settimana. L’esecutivo pensa a una spinta ai consumi da almeno 2 miliardi di euro, spiega l’Ansa, aggiungendo che si starebbe tentando di arrivare a 3 miliardi. Il bonus sarebbe legato ad esempio ai pagamenti con il Pos in bar e ristoranti, ma si valuta di incentivare con uno sconto a carico dello Stato anche gli acquisti di abbigliamento o elettrodomestici, tra i settori più in sofferenza. Ancora da stabilire anche il meccanismo di sconto, se attraverso una card o con rimborsi direttamente ai contribuenti.

Già nei giorni scorsi il viceministro all’Economia Laura Castelli aveva assicurato le associazioni dei ristoratori sull’intenzione di introdurre un bonus sui consumi, insieme a nuove di misure di sostegno al settore – dalla proroga dell’esenzione della Tosap a un fondo per di garanzia” per gli affitti. Il provvedimento, ancora tutto da confermare, andrebbe nella direzione di un mantra che il premier Conte già ripeteva per la precedente manovra: “Incentivi ai pagamenti digitali senza penalizzare nessuno”. Un concetto che il presidente del Consiglio ha ribadito anche agli Stati generali dello scorso giugno, quando ha parlato di una “transizione dolce” che porti però a “una riduzione significativa del contante e l’emersione del sommerso”. L’incentivo ai pagamenti digitali è anche uno dei punti del Piano nazionale delle riforme, il documento che getta le basi per il Recovery Plan con cui l’Italia indicherà come intende spendere gli aiuti che arriveranno dall’Unione europea.

Intanto però la proposta contenuta nel decreto agosto ha l’obiettivo più immediato di rilanciare i consumi nei settori più colpiti dalla pandemia e dal conseguente lockdown. Il proposito del governo, oltre alla conferma delle misure per dare sostegno a chi è stato colpito maggiormente dalla crisi Covid, è quello di iniettare nel sistema risorse utili alla ripresa di comparti trainanti. Uno di questi è l’automotive, per cui sono ad esempio previste misure ad hoc. In generale, il dl dovrà destinare i 25 miliardi del nuovo scostamento di bilancio approvato dal Parlamento: dopo le polemiche per i ritardi degli scorsi decreti, questa volta il governo vuole accellerare. Entro la prossima settimana il testo sarà in Consiglio dei ministri, ma non è detto che si arrivi subito a un’intesa: dalle diverse anime della maggioranza sono arrivate non poche richieste al premier Conte e al ministro Roberto Gualtieri, non tutte troveranno spazio.

In queste ore si sta quindi cercando una sintesi delle varie proposte – il Cdm è previsto probabilmente giovedì – cui si aggiunge quella, allo studio del Mise, per puntellare anche il settore dell’abbigliamento e degli elettrodomestici. La platea del bonus – che non dovrebbe avere limiti di reddito per chi lo utilizza – dovrà fare i conti anche con le risorse disponibili. Il limite è quello dei 25 miliardi di nuovo deficit autorizzati dal Parlamento, che saranno destinati in gran parte (circa 13 miliardi) al pacchetto lavoro. Su questo fronte si sta ancora limando la proposta di proroga della cassa Covid selettiva, abbinata a un prolungamento fino a fine anno del blocco dei licenziamenti. Di certo, ci sarò qualche modifica significativa al sistema della Cassa integrazione in deroga, per fermare i cosiddetti ‘furbetti della Cig’. Inoltre, ci saranno anche gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato, con uno stop alle tasse di almeno 6 mesi.

Il resto delle risorse andrà al rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi (poco meno di 1 miliardo), alle nuove scadenze lunghe per pagare le tasse sospese di marzo, aprile e maggio (circa 4 miliardi), alla scuola (1,3 miliardi), e agli enti locali. L’intesa con le Regioni prevede ulteriori 2,3 miliardi di ristoro mentre ai Comuni dovrebbero andare circa 3,5 miliardi cui si dovrebbero aggiungere anche i fondi per la gestione dell’emergenza migranti e per i relativi controlli sanitari anti-Covid. Mezzo miliardo, infine, andrà a rimpinguare il fondo per la rottamazione auto che potrebbe essere esteso anche ai veicoli commerciali.

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