L’udienza preliminare dell’inchiesta Last Banner sugli ultrà della Juventus si è chiusa oggi a Torino con una condanna, tre assoluzioni, tre patteggiamenti, dodici rinvii a giudizio e due proscioglimenti. Gli ultrà coinvolti sono accusati, a vario titolo, di estorsione ai danni della società e di violenza privata contro altri tifosi. Secondo la Procura, i “Drughi” e altri gruppi organizzata ricattavano il club presieduto da Andrea Agnelli per “ripristinare” quei vantaggi e privilegi che erano stati soppressi dopo l’indagine “Alto Piemonte, che aveva rivelato gli interessi della ‘ndrangheta nel bagarinaggio e nella curva Scirea. Inoltre, dalle carte dell’inchiesta Last Banner era emerso anche il piano degli ultrà contro gli altri tifosi bianconeri ‘rivali’ del primo anello che dovevano essere puniti per non avere aderito allo sciopero del tifo contro la società.

L’unica pena inflitta dal gip Stefano Vitelli con rito abbreviato è di due mesi e venti giorni più 2mila euro di provvisionale alla Juventus, che intende destinare l’eventuale indennizzo complessivo in beneficenza all’istituto oncologico di Candiolo. Per i dodici rinviati a giudizio il processo comincerà invece il 30 settembre. Dino Mocciola, il capo assoluto dei Drughi, ora agli arresti domiciliari, ha ottenuto dal giudice il permesso di andare al lavoro (in un negozio di abbigliamento a Nichelino). Già finito in carcere all’inizio degli anni Novanta per aver ucciso durante una rapina un carabiniere, Mocciola è considerato anche il trait d’union delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva. A un altro imputato è stata concessa la revoca dell’obbligo di presentazione alle forze dell’ordine. Il procedimento con il rito abbreviato ha riguardato quattro persone: oltre all’unica condanna sono state pronunciate due assoluzioni e un proscioglimento per “fatto di lieve entità”. La posizione degli altri indagati nell’inchiesta Last Banner è stata stralciata dopo la loro richiesta di messa alla prova.

I fatti emersi dall’inchiesta Last Banner riguardano la stagione 2017/18. Sono passati un po’ di mesi dall’inchiesta della Dda di Torino “Alto Piemonte”, dagli approfondimenti della Commissione parlamentare antimafia e dai processi della giustizia sportiva. Secondo il pm Chiara Maina e il procuratore aggiunto Patrizia Caputo i capi ultrà ricattavano esponenti della società per cercare di continuare ad avere biglietti agevolati per le partite all’Allianz Stadium e gestire così il bagarinaggio. Le ritorsioni, è l’accusa, consistevano anche in “cori razzisti” e in una finta contestazione a Leonardo Bonucci. Fino alle vere e proprie minacce: “Non scherzate, siete quotati in borsa”.

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