Stagione 2017/18. Sono passati un po’ di mesi dall’inchiesta della Dda di Torino chiamata “Alto Piemonte”, dagli approfondimenti della Commissione parlamentare antimafia e dai processi della giustizia sportiva. Il 17 aprile 2018 il questore Francesco Messina chiede alla società di interrompere la cessione di biglietti gratuiti. A giugno Alberto Pairetto, supporter liaison officier del club di Andrea Agnelli, ha un compito delicato: deve spiegare ai capi ultras della Curva Scirea che i privilegi, cioè gli ingressi per gli “striscionisti” e le riserve di biglietti, sono finiti. “Allora, non scherzate troppo se siete quotati in borsa”, gli replica Salvatore Cava, uno dei “colonnelli” di Dino Mocciola, capo dei “Drughi”, il gruppo ritenuto dai magistrati un’associazione a delinquere. Vuole gli abbonamenti per gli “striscionisti” e poco importa per le conseguenze della società. È il 21 giugno, due giorni prima Pairetto è andato a fare denuncia alla questura di Torino e l’incontro è registrato dalle cimici. È presente anche Beppe Franzo, ultrà vecchia maniera, ma slegato dai gruppi e ora volto “istituzionale” della curva, autore di libri e articoli, che fa da mediatore e spiega in termini chiari le ragioni delle richieste: “In qualsiasi evento teatrale ci sono dei figuranti, i figuranti vengono pagati”. “Cacciate i soldi e ve li pagate voi gli striscionisti – incalza Cava – Se la questura ha detto no fate un fondo cassa, mette un euro e vi evitate qualcosa”.

Così comincia questa lotta tra i gruppi ultras della Curva Scirea e la Juventus su cui la Digos della questura di Torino, coordinata dal gruppo “Criminalità organizzata” della procura, indaga da più di un anno. È l’inchiesta “Last Banner” che ha portato lunedì all’arresto di 12 capi ultras. “Sapevo che la nuova politica avrebbe scaturito delle reazioni violente nelle modalità di gestire il tifo e di danneggiare la società – dichiara Pairetto al sostituto procuratore Chiara Maina – Gli ultras hanno dei mezzi che possono distruggere la squadra, possono creare dei danni di immagine, possono fare un danneggiamento economico”. A luglio appendono a Torino striscioni come “Juventus Fc peggio di una ong”. Poi, durante il campionato, danneggiano il club coi cori contro il Napoli e i napoletani, o ancora coi canti razzisti contro il difensore Kalidou Koulibaly nel corso di Juventus-Napoli del 29 settembre 2018. Questi comportamenti costano 10mila euro di multa ad Agnelli e la chiusura della curva sud per un turno. Ma gli ultras se la prendono anche contro i loro beniamini: in estate disertano la presentazione di Cristiano Ronaldo in aperta polemica e poi contestano Leonardo Bonucci, tornato a indossare la maglia bianconera dopo una stagione al Milan. Ma è tutta una scusa. “Lui si trova in mezzo, è un tramite che paga anche la situazione del momento”, spiega Fabio Trinchero dei “Vikings” in una telefonata. Anche Bonucci ne è al corrente, tant’è che il 25 agosto ne parla a un commentatore tv. “Il reale motivo della contestazione – sintetizza il gip Rossella Croce nell’ordinanza – non era una rimostranza per l’ ‘infedeltà’ di cui aveva dato prova Bonucci ma, ancora una volta, la mancata concessione di biglietti gratuiti e il taglio delle agevolazioni all’ambiente ultrà”. Un’altra “scusa” è la protesta contro il caro abbonamenti, come dice Cava in un’altra telefonata. Tutta una messa in scena per ricattare la Juve.

Le contestazioni si placano per un breve periodo a ottobre, quando Report dedica alcuni servizi all’indagine “Alto Piemonte” e scava nel mondo del bagarinaggio. Mocciola incontra i suoi colonnelli e gli altri leader in un McDonald di periferia e impone una pausa allo sciopero del tifo. Gli ultras avrebbero ripreso a cantare, ma non per molto ancora.

Ma Report ha anche un effetto sul bagarinaggio: “I ‘Drughi’ manifestavano la volontà di non sospendere tale attività, ma di riorganizzarla con maggiore prudenza”. Si comincia rimuovendo Cava, sostituito da altri due colonnelli. Il 24 novembre, però, tornano i cori discriminatori contro napoletani e fiorentini (altre 15mila euro di multa), mentre poi per Juventus-Young Boys di Champions League vengono esplosi petardi nel corteo verso lo stadio: altri 2.500 euro di multa, questa volta dalla Uefa.

La Juve “è stata costretta ad aderire” alle richieste degli ultrà, “consapevole delle possibili conseguenze negative come cori razzisti ed altre condotte idonee a comportare sanzioni pecuniarie, squalifiche o la chiusura della curva”. Così il presidente Agnelli ha motivato l’atteggiamento della società, “ben consapevole” che Pairetto fino ad allora “gestiva la distribuzione dei biglietti” ai gruppi organizzati con una “formula agevolata”. La prassi serviva a “garantire un certo flusso dei tifosi allo stadio” e per “controllarli proprio per la loro capacità di creare problemi per l’ordine pubblico”. Agnelli si è poi detto anche “perfettamente a conoscenza che durante le partite ci siano comportamenti violenti o minacciosi da parte degli ultras nei confronti degli altri tifosi della curva, come farli spostare o cambiare postiha detto in merito alle accuse di violenza privata verso gli altri supporter – Come presidente io sono fermamente intenzionato a fermare questo tipo di condotte. Da un punto di vista del tifo questi soggetti hanno la capacità di condizionare l’intera curva imponendosi sugli altri tifosi. Questo perché se gli altri tifosi non si adeguano vengono minacciati e picchiati dagli ultras”.

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