“Ho investito 50mila euro ma non potevo vederla vuota”. Pippo Di Falco lo dice guardando la finestra da cui Leonardo Sciascia si affacciava per vedere la sua Racalmuto, in provincia di Agrigento. Chiusa da qualche anno dopo la morte dell’ultima erede delle zie di Sciascia, proprietarie dell’immobile, da 6 anni sulla casa dove viveva il celebre scrittore era comparso un cartello con scritto: “Vendesi”. Così, mentre il comune senza fondi (in risanamento finanziario) chiedeva un finanziamento all’ex Provincia, che a sua volta chiedeva denaro alla Regione (senza successo), dopo 5 anni ci ha pensato un uomo appassionato di letteratura a rilevare l’immobile. “Qui Sciascia ha vissuto con le zie, quando l’ho comprata ho trovato gran parte dei mobili appartenuti allo scrittore, e in ogni angolo c’erano dei libri. Un vero e proprio tesoro”, dice oggi Di Falco, che aveva conosciuto l’autore del Giorno della Civetta.

Senza alcun aiuto pubblico, Di Falco ha deciso di creare una casa-museo con le opere di Sciascia e di altri autori siciliani. In casa, infatti, ha trovato cimeli rari e prime edizioni di opere appartenute allo scrittore: un tesoretto che rischiava di andare perduto. “Ho raccolto più di 1500 opere riguardanti Sciascia, ci sono i suoi libri, le sue raccolte, e anche opere cui aveva curato la prefazione. In casa sua ho trovato anche una grande enciclopedia che ho ritrovato nella casa. Inoltre sto raccogliendo le opere di autori siciliani, sia dei più conosciuti come Pirandello, ma anche dei minori”, spiega il nuovo padrone di casa Sciascia. Inserita come tappa della Strada degli scrittori (itinerario che collega i luoghi dei grandi autori dell’Agrigentino) in pochi mesi la casa-museo è riuscita a superare come numero di visitatori la Fondazione Leonardo Sciascia, cioè l’ente creato dal comune d’intesa con lo stesso scrittore. Fino allo scorso mese anche la Regione si era dimenticata della Fondazione, non inviando il finanziamento annuale (sia per il 2018 che per il 2019) per farla “sopravvivere”, rischiando così di far saltare le celebrazioni del centesimo anniversario dalla nascita di Sciascia, previste per il gennaio del 2021. Negli anni però anche il Comune si è dimenticato del luogo che dovrebbe essere il principale simbolo della zona. Come nel 2015, quando gli uffici comunali dimenticarono di richiedere l’inserimento nella cosiddetta “Tabella H”, cioè l’allegato con i fondi a pioggia erogati dall’Assemblea regionale siciliana: quell’anno da Palermo non arrivò un euro.

Quello che secondo le intenzioni dello scrittore doveva essere il polmone della cultura siciliana, oggi appunto “sopravvive” solo con i finanziamenti pubblici, circa 50mila euro l’anno, che permettono a malapena di accendere i riscaldamenti e pagare le uniche due persone (una archivista e un custode) che oggi lavorano all’interno della struttura. Mentre le manifestazioni che dovevano portare visitatori sono sempre di meno, i turisti scelgono di visitare così la più attiva casa-museo di Pippo Di Falco, che ha già doppiato e superato i visitatori in pochissimi mesi: inaugurata nel luglio del 2019 è riuscita ad accogliere più di 4mila persone. Un numero che avrebbe potuto facilmente superare quota diecimila: la lista di prenotazioni, infatti, era molto lunga tra scolaresche, associazioni e turisti poi bloccati dal lockdown. Dall’altro lato, invece, boccheggia la Fondazione, che riesce a raccogliere tra le 1200-1500 persone all’anno. Senza picchi neppure lo scorso anno, trentesimo anniversario della morte dello scrittore.

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