L’Amazzonia va in fiamme e il verde scompare, con 1.034,4 chilometri quadrati di superficie in allerta di deforestazione a giugno. Un numero che segna un record dal 2015, mentre nel primo semestre i segnali di allerta indicano la devastazione di 3.069,57 chilometri quadrati. In pratica un aumento del 25% rispetto alla prima metà del 2019. I dati sono arrivati tre giorni fa e ora il governo ha deciso di licenziare la coordinatrice generale dell’Osservazione della Terra dell’agenzia spaziale nazionale Inpe, Lubia Vinhas, il cui dipartimento è responsabile del monitoraggio satellitare della foresta pluviale amazzonica. Che la devastazione del territorio e il licenziamento di Vinhas siano collegati non è certo, visto che l’Inpe ha dichiarato che il cambiamento fa parte di una riorganizzazione interna con cui migliorare le sinergie. Tuttavia, la coincidenza è guardata con sospetto e critiche, mentre le organizzazioni ambientaliste denunciano che potrebbe trattarsi di un’eco del licenziamento del direttore dell’Inpe Ricardo Galvao, avvenuto l’anno scorso.

La resistenza di Bolsonaro e le pressioni degli investitori – Il presidente Jair Bolsonaro è fortemente critico nei confronti di ambientalisti e difensori del territorio e delle sue popolazioni indigene ed è da sempre più concentrato sullo sviluppo economico che, per molti, è sinonimo di apertura a miniere e disboscamento illegali. Ma ora anche gli investitori privati dall’estero mettono in guardia il governo: a fine giugno sette società europee (Storebrand, AP7, KLP, DNB Asset Management, Robeco, Nordea Asset Management e LGIM) hanno minacciato di ritirare i loro investimenti dal Brasile – 5 miliardi di dollari circa impiegati nei settori della carne, produzione di cereali e titoli di Stato – se il governo non deciderà di attuare un’agenda più severa sul rispetto dell’ambiente. E già a settembre 2019, 230 investitori avevano firmato una lettera in cui chiedevano un’azione urgente per combattere la devastazione dell’Amazzonia.

L’attenzione è alta in questo periodo anche in vista della cosiddetta ‘stagione dei roghi’, in cui i proprietari terrieri usano il fuoco per bruciare boscaglia e foresta. Nel maggio dello scorso anno, dopo pesanti critiche, Bolsonaro aveva incaricato l’esercito di contrastare la deforestazione, ormai arrivata ai massimi livelli da 11 anni. Tuttavia, i dati dell’Inpe mostrano che il disboscamento ha continuato ad aumentare. I dati servono come indicazione per le squadre di ispezione su dove potrebbero verificarsi reati ambientali. Le cifre non rappresentano il tasso ufficiale di deforestazione, misurato da un altro sistema, pubblicato una volta all’anno.

Nel frattempo l’esecutivo ha lanciato anche l’app ‘Guardiani dell’Amazzonia’ (disponibile sulla piattaforma Android) per denunciare i crimini ambientali di deforestazione, incendio ed estrazione illegale nella foresta. I cittadini saranno così in grado di registrare con foto e coordinate geografiche la posizione esatta di un incendio o di altri crimini ambientali. Le informazioni saranno trasmesse all’organismo di controllo in modo da poter prendere i provvedimenti del caso e le segnalazioni possono essere fatte in forma anonima. L’applicazione è stata sviluppata per supportare l’Operazione Brasile Verde 2, finalizzata a reprimere i crimini ambientali nell’Amazzonia Legale, l’area formata da nove Stati brasiliani.

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