Diciotto anni di carcere per tentato omicidio. In aula bunker a Reggio Calabria, il gup Valerio Trovato ha emesso oggi pomeriggio la sentenza nei confronti di Ciro Russo, l’uomo di 43 anni che il 13 marzo 2019 ha dato fuoco all’ex moglie Antonietta Rositani dopo averla speronata in via Frangipane. Il procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gerardo Dominijanni e il pm Paola D’Ambrosio avevano chiesto 20 anni per l’uomo, di origini campane che è stato riconosciuto colpevole per il tentato omicidio dell’ex moglie ma non per l’uccisione con crudeltà del cagnolino che si trovava a bordo dell’auto data alle fiamme.

Ciro Russo era stato arrestatopoche ore dopo il gesto. All’epoca era detenuto per maltrattamenti in famiglia. Stava scontando i domiciliari a casa dei genitori a Ercolano, in provincia di Napoli, quando ha deciso di evadere per portare a termine il suo progetto di morte. Ha guidato per tutta la notte e la mattina è arrivato a Reggio Calabria dove ha prima investito l’auto dell’ex moglie Antonietta Rositani e poi si è avvicinato allo sportello con una tanica di benzina che ha versato addosso alla donna, per poi appiccare l’incendio.

Per lungo tempo, Antonietta Rositani ha lottato tra la vita e la morte e ha subito numerosi interventi a causa delle ustioni che hanno interessato gran parte del corpo. Dopo averle dato fuoco e dopo avere abbandonato l’auto vicino al centro di Reggio Calabria, Ciro Russo si era dato alla fuga ma il giorno successivo è stato arrestato dalla squadra mobile in via Melacrino, vicino all’ospedale. “Non resta che aspettare le motivazioni della sentenza”, è l’unico commento dell’avvocato Alessandro Elia che ha assistito la signora Rositani costituita parte civile.

Alle lettura della sentenza hanno assistito la figlia della coppia Annie Russo che è stata sempre vicino alla madre: “Questa sentenza l’ha voluta lui. Sono amareggiata. Ha voluto tutto lui sin dall’inizio. Mia madre adesso è in sala operatoria e la informerò appena uscirà. Lui ha rovinato la mia famiglia e ha rovinato mia madre. Ma non solo fisicamente. Ci ha lasciato una crepa nel cuore con la quale dovremmo convivere per sempre”.

Dalla cella Ciro Russo non ha mai dato segni di pentimento: “È stato come al solito, tranquillo e spavaldo – lo descrive così la figlia Annie – Mi ha guardato sempre con aria di superiorità, con quegli occhi di sfida fino all’ultimo. Lui è sempre stato così. Sembra che non abbia capito cosa ha commesso. In questo momento ho sentimenti contrastanti, ma sono anche sollevata grazie a questa condanna”.

“È stata riconosciuta la fondatezza della nostra ricostruzione. Un fatto gravissimo che trova la giusta condanna”, è stato il commento del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri. “Si e trattato di una delle vicende più drammatiche e gravi della storia giudiziaria di Reggio Calabria”, ha aggiunto. La procura “dall’inizio ha operato senza sosta prima alla ricerca del colpevole che si era allontanato e poi affinché quel gesto criminale venisse ricostruito puntualmente e sanzionato con la giusta severità”, ha concluso Bombardieri.

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