Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)

Maradona sbaglia il rigore. Dejan Savicevic segna il successivo, portando la serie dei calci piazzati tra Jugoslavia e Argentina sul 2-2. Sono i quarti di finale di Italia 90, è il 30 giugno.“In quel momento ho pensato che ormai fosse fatta”: Davor Jozic ha giocato tutti i 120 minuti di Firenze e sta seguendo stremato i tiri dagli undici metri. Per un’ora e mezzo la Jugo ha giocato in dieci per l’espulsione del centrocampista Sabanadzovic. Pedro Troglio sbaglia ancora per l’Argentina, ma fa lo stesso Brnovic. Alla quinta esecuzione Dezotti non perdona, mentre Faruk Hadzibegic si fa parare il rigore da Goycochea. Raggiunge la semifinale la Seleccion, piange la Jugoslavia che come Nazione a breve si disgregherà in tanti diversi Paesi.

“Faruk era un bravo rigorista – dice Jozic, che oggi vive con la famiglia in Romagna ed è responsabile del Settore giovanile del Cesena – Li tirava anche a Sarejevo, dove eravamo compagni di reparto nell’anno dello scudetto 1985 con FK. A fine allenamento erano sempre gli stessi a fermarsi a provare i rigori. Sì, la lista l’ha fatta l’allenatore”. Jozic arriva al Mondiale da libero titolare del Cesena. È in Italia da tre anni. Al Mondiale è stato il protagonista jugoslavo che nessuno si aspettava. In precedenza il ct Ivica Osim lo aveva utilizzato sempre nel suo ruolo naturale di difensore centrale, ma qui a causa della penuria di centrocampisti in rosa lo dirotta a centrocampo. Giocherà tutte le partite, segnando due gol, uno inutile con la Germania Ovest, l’altro decisivo con la Colombia.

“Io ero un gregario di quella squadra – dice – ma ho fatto un bel mondiale. Sono orgoglioso. Ci sono arrivato con l’esperienza dei miei 30 anni. Il ritiro a Sassuolo era accogliente, fuori c’erano le discoteche ma noi non ci andavamo. Tutta l’Italia ci ha trattato bene. La stampa jugoslava meno, ci ha criticato in continuazione. Eravamo un gruppo abbastanza solido, composto da professionisti veri che non guardavano alle diverse etnie. Io passavo il tempo libero soprattutto con gli ex compagni di Sarajevo”.

Jozic è un croato cattolico nato nell’Erzegovina, l’allenatore che ha cercato di tenere unito il gruppo in un periodo storico drammatico per la Jugoslavia è invece un croato di Sarajevo. Tra i convocati lo sloveno Katanec, il macedone Pancev, il montenegrino Savicevic, il bosniaco Susic, il croato Prosinecki, il serbo Stojkovic. “Osim era una bravo allenatore. Sempre equilibrato, era un insegnante di calcio. Da bambino andavo allo stadio a vederlo giocare, era un vero idolo a Sarajevo. Anche se io sono sempre stato un tifoso della Dinamo Zagabria, fede trasmessami da mio padre”.

La Nazionale jugoslava del 1990 era piena di talento, forse seconda a nessuna delle partecipanti. “L’allenatore stravedeva per Savicevic, che prima della gara con la Germania aveva detto passatemi la palla che ci penso io e invece Buchwald non gliela ha fatta neanche vedere… eravamo al Mondiale, non al campionato jugoslavo! Gli altri prediletti erano Stojkovic e Prosinecki”. Ma il più forte in assoluto per Davor Jozic? “Safet Susic, che era stato mio ex compagno di club. Penso che con un Susic più giovane e i due incontristi titolari in campo, Katanec era mezzo infortunato e Bazdarevic non era tra i 22, saremo andati sicuramente più avanti”. Invece finì tutto su quel rigore di Hadzibegic. In Jugoslavia inizia la guerra e la Nazionale non potrà partecipare nel 1992 all’Europeo in Svezia.

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