“Non riesco a respirare”. Quelle parole, le ultime pronunciate da George Floyd immobilizzato dalla polizia a Minneapolis prima di morire, sono diventate lo slogan delle proteste che hanno infiammato le piazze americane e mondiali. Ma sono le stesse parole pronunciate da Cédric Chouviat, fattorino di 42 anni, prima di morire, a Parigi, sempre nel corso di un fermo di polizia. Un nuovo caso Floyd avvenuto mesi fa ma che è tornato all’attenzione dei cittadini francesi dopo la diffusione del video che mostra gli ultimi minuti di vita dell’uomo che ha lasciato la moglie e cinque figli.

Nelle immagini in mano agli investigatori e circolate sulla stampa francese si vede Chouviat bloccato a terra dagli agenti sopra di lui: “Sto soffocando”, ripete per sette volte prima di essere trasportato in ospedale. Il referto parla di frattura alla laringe e il 42enne morirà durante il ricovero due giorni dopo.

Da mesi la famiglia chiede chiarezza e verità sull’accaduto, caratterizzato, come nel caso di Floyd, dalla banalità dell’intervento delle forze dell’ordine. Si trattava infatti di un semplice controllo stradale, il 3 gennaio, vicino alla Tour Eiffel. Nelle registrazioni agli atti dell’inchiesta si intuisce l’insofferenza dell’uomo dopo la richiesta dei documenti da parte degli agenti che manifestano l’intenzione di multare il fattorino perché la targa del mezzo non è ben visibile. La tensione si alza, l’uomo li definisce “pagliacci”, dicendo che “senza la divisa non siete nulla”.

A quel punto Chouviat tenta di filmare gli agenti nel corso dell’intervento ed è proprio da quel gesto che scatta la reazione dei poliziotti che, dopo minuti di scambi di battute, decidono di procedere con l’arresto con la tecnica della stretta al collo per immobilizzarlo. Passa circa un minuto tra la presa degli agenti al momento in cui l’uomo perde i sensi, dopo aver gridato la sua richiesta di aiuto. Poi la corsa in ospedale, dove morirà due giorni dopo.

Proprio le immagini girate dal telefono di Chouviat, oltre alle riprese delle videocamere montate sul casco dei poliziotti, sono adesso in mano agli investigatori. I quattro agenti coinvolti sono stati fermati e interrogati la settimana scorsa nell’ambito dell’inchiesta che procede al momento per omicidio colposo.

Un caso che rinfocola le proteste che si sono fatte sentire anche in Francia, dove il caso-simbolo del movimento in difesa dei diritti dei neri d’oltralpe è quello di Adama Traoré, 24enne morto nel 2016 nel corso di un arresto dei gendarmi nella periferia di Parigi.

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