Non è stato il vertice decisivo, per quello bisognerà aspettare la metà di luglio, ma sono stati messi sul tavolo “aspetti positivi e punti critici”, per usare le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel al termine del Consiglio europeo in cui i leader hanno discusso il bilancio pluriennale dell’Ue e il piano per la ripresa dopo il Covid-19, il Recovery Fund. La cancelliera ha sottolineato il “buon clima”, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha parlato di volontà comune di arrivare a “un’intesa prima di agosto“. Nel frattempo però è arrivata anche la versione dei Paesi rigoristi, tutt’altro che positiva. Se il premier svedese, Stefan Lofven, ha parlato di posizioni “ancora abbastanza lontane”, molto più netta è stata la sua omologa finlandese Sanna Marin: “La proposta della Commissione è inaccettabile” e “la discussione non è realmente progredita“. “Non so dire se chiuderemo la discussione entro la pausa estiva”, ha aggiunto il premier olandese, Mark Rutte. Frasi che allontano l’obiettivo di “un’intesa entro luglio“, fissato dal premier Giuseppe Conte e condiviso anche dallo spagnolo Pedro Sanchez. Servirà “intensificare i contatti”, come ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, per arrivare al nuovo vertice convocato per la metà di luglio, questa volta in presenza, con posizioni più dialoganti.

I temi su cui la discussione “resta molto difficile” sono ancora molti: ammontare complessivo di bilancio Ue e Recovery, sconti, proporzione di prestiti e sovvenzioni, condizionalità e criteri di distribuzione. Conte ha ribadito la volontà dell’Italia di accogliere la proposta della Commissione e chiesto un’accelerazione nelle trattative. Parole condivise dalla cancelliera Merkel che ha spiegato anche quali sono le posizioni in campo: “I quattro Stati noti (i cosiddetti frugali, ndr) hanno espresso il loro scetticismo sul fatto che vi siano degli aiuti, e su questo la posizione non è cambiata. Ma si è creata una situazione in cui avere un buon avvio delle trattative”. La cancelleria tedesca ha infatti sottolineato che “la costruzione giuridica” del Recovery Fund “non l’ha messa in discussione nessuno” e in particolare “il fatto che la commissione emetta dei bond non è stato messo in discussione da nessuno”.

Non possiamo accettare la proposta della Commissione Ue”, è invece la doccia fredda arrivata dalla premier Sanna Marin. “La Finlandia – si legge in una nota – non è sola, diversi Paesi hanno espresso critiche simili evidenziando lo squilibrio tra sovvenzioni e prestiti. Ci sono stati anche interventi duri”. Sicuramente con Helsinki ci sono i Paesi frugali, (Austria, Olanda, Danimarca e Svezia): “Pensiamo che” il Recovery plan “debba essere basato sui prestiti e non su sovvenzioni” e le posizioni in seno al Consiglio “sono ancora abbastanza lontane”, è infatti il commento del premier svedese, Stefan Lofven, al termine della videoconferenza. “Personalmente ho detto che i Paesi che useranno il Recovery fund dovranno mettere la loro casa in ordine, per non doverlo usare di nuovo”, ha spiegato il premier olandese Mark Rutte, che nel corso della videoconferenza dei 27 leader ha espresso apprezzamento per il progetto di riforme intrapreso dal governo italiano.

Conte: “Fatto un altro passo in avanti”
L’Europa “ha fatto un altro passo avanti. Siamo tutti consapevoli di ciò che è in gioco. Dobbiamo raggiungere un accordo a luglio”, ha ripetuto su Twitter il premier Conte al termine del Consiglio europeo. Durante la videoconferenza ha ribadito la posizione dell’Italia: “La proposta della Commissione è equa e ben bilanciata. Sarebbe un grave errore scendere al di sotto delle risorse finanziarie già indicate. E anche la combinazione tra prestiti e sussidi è ben costruita. E dobbiamo assecondare gli sforzi della Commissione di rendere disponibili alcune risorse già per quest’anno“. Conte ha chiesto che Recovery e bilancio Ue vengano considerati “un unico pacchetto indivisibile“. L’unico modo, ha spiegato, per permettere all’Italia di aprire ad alcune richieste dei rigoristi sul prossimo Quadro di finanza pluriennale, come quella sui rebate, gli sconti di cui beneficiano i Paesi cosiddetti ‘frugali’. “Questo consentirà all’Italia di avere un atteggiamento più flessibile su alcuni aspetti del bilancio, ad esempio quelli che appaiono più anacronistici, come i ‘rebate‘”, ha spiegato ancora Conte.

Un vertice interlocutorio: le posizioni in campo
Già alla vigilia c’era la consapevolezza che quello odierno sarebbe stato un vertice interlocutorio: i leader dei 27 Stati membri dovranno incontrarsi di persona, tra circa un mese, per arrivare a un compromesso definitivo. Il fronte dei Paesi del Sud, tra cui l’Italia, difendono l’impostazione adottata dalla Commissione Ue, che prevede 500 miliardi di sovvenzioni e “solo” 250 miliardi di prestiti, con un controllo solo sull’avanzamento dei progetti concordati e finanziati da Bruxelles. I rigoristi del Nord, con i testa l’Austria e gli altri Paesi ‘frugali‘, vorrebbero abbassare la quota del fondo e autorizzare solo prestiti (o comunque invertire la proporzione). Inoltre chiedono l’introduzione di condizionalità legate a riforme strutturali e un nuovo criterio di ripartizione dei soldi che non favorisca solo i Paesi più colpiti dal Covid. C’è poi tutto il dibattito sul prossimo bilancio europeo: i Paesi ricchi del Nord non vogliono aumentare il loro contributo e rinunciare agli sconti (i rebate) di cui beneficiano.

Rutte (Olanda): “Bene piano Italia sulle riforme”
Sul fronte interno, “l’Italia ha già avviato una consultazione nazionale con tutte le forze politiche, produttive e sociali per elaborare un piano di investimenti e riforme che ci consenta di non ripristinare la situazione pre-Covid 19 ma di migliorare il livello di produttività e di crescita economica”, ha spiegato Conte al Consiglio Ue. Il premier olandese Mark Rutte, riferiscono fonti europee, ha sottolineato di “guardare con favore allo spirito che sta ispirando il governo italiano sulle riforme” con interventi a favore degli “investimenti per crescita e produttività”. Un apprezzamento che arriva dopo mesi di scontri sui tavoli europei tra Italia e Olanda, uno degli Stati contrari alle sovvenzioni per i Paesi più colpiti dal coronavirus.

Merkel: “Fondi Ue non prima del 2021”
“Non credo che si possano versare i fondi già quest’anno“, ha detto Angela Merkel a Berlino in conferenza stampa dopo il Consiglio europeo, rispondendo a chi ha chiesto se Stati come l’Italia potranno ricevere i soldi europei prima del 2021. La cancelliera ha sottolineato che i Parlamenti devono ratificare le decisioni che si prenderanno in Europa, affermando poi che sarebbe positivo se i Paesi potessero sapere di poter contare sui fondi da gennaio. Per questo la Germania si è spesa perché si arrivi velocemente a un’intesa in Ue. “La discussione si è svolta in un’atmosfera molto costruttiva”, ha aggiunto Merkel, “andremo avanti a metà luglio“.

Sassoli: “Non accetteremo passi indietro”
Il piano da 750 miliardi della Commissione è appoggiato anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che intervenendo in apertura della videoconferenza ha chiarito: “È una proposta ambiziosa che per noi rappresenta la base minima di partenza. Non accetteremo nessun passo indietro“. Il presidente dell’Europarlamento Sassoli si rivolge poi ai rigoristi quando dice che “intervenire solo con prestiti avrebbe conseguenze asimmetriche sul debito dei singoli Stati membri e sarebbe più costoso per l’Unione nel suo insieme”. Inoltre, ha avvertito, “serve riformare il versante delle entrate di bilancio e, per il Parlamento, l’introduzione di nuove risorse proprie è un prerequisito indispensabile per qualsiasi accordo globale sul Quadro finanziario pluriennale”. “La proposta riveduta relativa al Qfp non è ancora all’altezza delle priorità che ci siamo dati all’inizio di questa legislatura e che oggi sono ancora più urgenti”, ha concluso Sassoli.

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