Era la fine dell’agosto scorso quando Vivendi, gruppo che fa riferimento alla famiglia Bollorè, decise che avrebbe detto no al progetto Media For Europe (Mfe), la cassaforte che il consiglio di Mediaset per aggregare tutti gli asset del Biscione e traslocare in Olanda. Il round giudiziario era stato aggiudicato dal gruppo della famiglia Berlusconi e oggi il Tribunale di Milano ha rigettato l’appello di Vivendi contro la sentenza di primo grado del giudice Elena Riva Crugnola. A febbraio erano state respinte le richieste cautelari di Vivendi e Simon Fiduciaria di annullare le decisioni dell’assemblea di Mediaset che ha avviato la fusione con la controllata spagnola, il primo passo verso la nascita appunto di Mfe. Nella nuova holding olandese Mfe, Vivendi e Simonfid avrebbero né più né meno gli stessi diritti che hanno ora come soci di minoranza. “Già oggi Fininvest dispone, nell’assemblea ordinaria di Mediaset di una maggioranza tale che il controllo sulla stessa risultava, già prima della Fusione, indiscusso. Altrettanto pacifico che, specie dopo l’ingresso di Vivendi nel capitale della società con partecipazione strategica del 29 % circa, la società non è contendibile, sicché non è la fusione ad avere determinato siffatta situazione. In ogni caso – sottolinea il dispositivo del Tribunale – Fininvest, a prescindere dalla fusione, si trova già oggi a controllare Mediaset Italia e Mediaset Espana con soglie di partecipazione tali da escludere l’applicabilità della disciplina dell’OPA incrementale”. Come soci di minoranza “potranno fruire delle relative tutele previste dall’ordinamento olandese” e il Tribunale di Amsterdam “ha riconosciuto pienamente legittimo il meccanismo di loyalty share” del nuovo statuto.

La perdita del diritto di nominare un sindaco “non è rilevante, poiché il sistema monistico (presenza di un solo organo per l’amministrazione, ndr) potrebbe essere adottato anche in Italia. Alla perdita del diritto di esercitare l’azione di responsabilità può essere riconosciuta scarsa valenza oggi ed in questa sede cautelare, non essendo prefigurate ipotesi di suo attuale utilizzo. È esatto che il diritto olandese non prevede una distinzione tra assemblea ordinaria e straordinaria, ma il socio di minima minoranza può investire, sul tema della correttezza della gestione, la Sezione Imprese della Corte di Appello di Amsterdam, che ha ampi poteri anche di sospensiva delle delibere assembleari e di deroga temporanea di clausole statutarie” ricordano i giudici. E se quel che in realtà ed in concreto Vivendi e Simonfid lamentano è di non poter esercitare sull’assemblea straordinaria di Mediaset e poi di Mfe, di concerto tra loro, i giudici ricordano éche “quell’influenza è stata vietata dalla Delibera AGCom”. Il Tribunale osserva anche che finché l’Unione europea lo consente ogni società ha il diritto di stabilire la sua sede dove vuole. Non ultimo, Vivendi contestava che non ci fosse alcuna ragione imprenditoriale alla base del progetto ma solo di governance: al contrario secondo i giudici la fusione “presenta una consistente razionalità economica e commerciale e costituisce per il gruppo Mediaset un importante obiettivo strategico, qualificante rispetto l’obiettivo che si propone di costituire un player leader nel mercato europeo della comunicazione e dei media”.

Inoltre nel dispositivo viene sottolineato che i soci francesi, essendo concorrenti, hanno un motivo in più per voler frenare il progetto con “il concreto pericolo di un concerto con Vivendi” di Simon Fiduciaria nel “voler esercitare su Mediaset un’influenza loro preclusa dalla Delibera AGCom“. Secondo i giudici Angelo Mambriani, Amina Simonetti, Maria Antonietta Ricci, Vivendi-Simonfid hanno “un interesse concorrenziale rispetto a Mediaset”, i loro mercati “sono oggettivamente limitrofi ed in parte sovrapposti” e “i programmi dichiarati e le operazioni effettuate da Vivendi si pongono obiettivamente in situazione di potenziale conflitto con Mediaset sul piano dell’espansione nei mercati europei dei media“. “Valutata la posizione delle due società in un’ottica di sviluppo del business, è facile riconoscere che Vivendi ben può trovare funzionali ai suoi amplissimi interessi, strategie di limitazione e compressione dell’attività di Mediaset”.

In una nota Mediaset “esprime soddisfazione” per il rigetto dell’appello di Vivendi da parte del Tribunale di Milano. “Questa sentenza che esaurisce per ora il contenzioso legale in Italia un passo avanti cruciale per l’avvio di Mfe Mediaforeurope“.

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