Il tribunale di Milano dà ragione alla famiglia Berlusconi nella battaglia contro Vivendi per il futuro di Mediaset. Il giudice Elena Riva Crugnola ha respinto il ricorso del socio francese sulle delibere assembleari (4 settembre e 10 gennaio) di Mediaset che hanno messo le basi per la creazione di Media for Europe. Per il magistrato le delibere sono valide e di conseguenza Mediaset potrà proseguire con la costituzione della holding olandese in cui confluiranno non solo gli asset italiani, ma anche quelli spagnoli e la partecipazione nel gruppo tedesco Prosiebensat. Un’ottima notizia per Fininvest che, grazie a questa operazione, riuscirà a stringere la presa sull’azienda di Cologno Monzese e mettere le basi per un polo televisivo europeo. Sullo sfondo restano però ancora le incertezze legate ai ricorsi del gruppo francese, controllato dalla famiglia Bolloré, in Spagna e in Olanda.

Ma quali sono state le ragioni che hanno spinto a dar ragione a Fininvest, principale socio del Biscione? Nell’ordinanza il giudice fa la differenza fra l’eventuale pregiudizio economico per Vivendi e il danno che subirebbe Mediaset dalla mancata creazione di Mfe, ritenendo quest’ultimo cruciale per il proseguimento dell’attività imprenditoriale. Come si legge nell’ordinanza, c’è una “maggior rilevanza del pregiudizio che si verificherebbe in capo alla convenuta (cioè Mediaset, ndr), in caso di accoglimento delle istanze cautelari, istanze che vanno quindi rigettate”, scrive Elena Riva Crugnola. Inoltre il magistrato ha anche rigettato l’istanza cautelare formulata in via subordinata da Vivendi per la sospensione delle delibere impugnate fino all’esito del giudizio pendente davanti alla Corte di giustizia europea. Per il tribunale di Milano, il giudizio dei magistrati di Lussemburgo “non potrebbe comunque assumere rilevanza rispetto alla comparazione ex art.2378 cc.” E del resto, come rileva l’ordinanza, “dagli stessi documenti prodotti in causa da Vivendi risulta come l’operazione di fusione sia indispensabile per la crescita dell’impresa, crescita a sua volta necessaria nell’attuale situazione dei mercati, nella quale l’unica via per non perdere valore è quella di sfruttare le sinergie crescendo”. In sostanza, secondo il giudice di Milano, “il blocco della fusione porterebbe un grave pregiudizio a Mediaset e a tutti i suoi dipendenti impedendole questa indispensabile operazione di espansione”.

La decisione del Tribunale di Milano non è andata giù ai francesi che hanno già annunciato l’appello. “Vivendi è pienamente convinta che il progetto di fusione di Mediaset determini grave pregiudizio agli interessi dei piccoli azionisti – si legge in una nota di Vivendi -. Inoltre continua a pensare che la decisione del consiglio di amministrazione di Mediaset di escludere a più riprese alcuni azionisti minoritari dal voto, appoggiandosi su un’interpretazione della legge italiana sui media che è stata severamente contestata dall’avvocatura generale della Corte di giustizia europea, sarà alla fine rigettata davanti ai tribunali”. Vivendi non ha infatti alcuna intenzione di battere in ritirata: nonostante la campagna d’Italia di Vincent Bolloré non sia andata particolarmente bene, i francesi non intendono accontentasi di un ruolo di secondo piano all’interno di Mfe. La partita è in salita, ma ancora aperta e si intreccia con al decisione del finanziere bretone di mettere in vendita la sua quota di Mediobanca, attraverso cui ha messo a segno le sue manovre italiane. Primo fra tutti l’investimento in Tim che non ha dato finora i frutti sperati.

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